5. Il Dopoguerra
5.1 I cambiamenti politici, economici e sociali nel Giappone del dopoguerra
1. La Corea e i rapporti internazionali Nel luglio 1905 gli Stati Uniti accettarono l'egemonia giapponese in Corea, riaffermata nell'agosto dal rinnovo del trattato anglo-giapponese, che prevedeva anche l'estensione all'India (1). Nel Novembre dello stesso anno Ito, appoggiato dalle forze armate giapponesi presenti in Corea, negoziò un accordo con il governo coreano che prevedeva la costituzione del protettorato giapponese, assumendo il controllo diplomatico nei rapporti internazionali (2). In Dicembre anche la Cina accettò un compromesso riguardo la questione coreana (3). Con la nomina di Ito a Residente Generale a Seul, nel febbraio 1906, venne formalmente subordinato il governo coreano al Giappone. Pur mantenendo sul trono l'Imperatore coreano, il Residente Generale, che dipendeva direttamente dall'Imperatore Meiji, aveva il compito di amministrare il protettorato con poteri molto ampi (4). Il riavvicinamento tra Gran Bretagna e Francia permise, nel giugno 1907, al Giappone di firmare un trattato con quest'ultima nel quale si impegnarono a rispettare l'indipendenza e l'integrità della Cina pur salvaguardando i propri diritti nelle rispettive aree di influenza (5). Questo primo trattato permise al Giappone di firmare, il mese successivo, una convenzione con la Russia che ribadiva l'indipendenza cinese ma che nelle clausole segrete prevedeva la divisione della Manciuria in due zone di influenza (6). Il governo coreano invio nel giungo del 1907 una missione segreta alla Seconda Conferenza dell'Aja per chiedere il ripristino della propria indipendenza. Tale missione non fu coronata da successo e l'Imperatore coreano fu costretto, il mese successivo, ad abdicare in favore del figlio malato di mente permettendo, in questo modo al Giappone di assumere anche la responsabilità degli affari interni (7). Tra i primi provvedimenti vi fu lo scioglimento dell'Esercito coreano e l'affidamento degli uffici statali a funzionari giapponesi. Il tentativo del Residente Generale Ito di agire con i riformatori coreani fu frustrato da continue sollevazioni popolari che dovettero essere represse dall'Esercito giapponese e portarono alle dimissioni di Ito nel 1909. Ito fu assassinato da un terrorista coreano nell'ottobre dello stesso anno durante un viaggio in Manciuria (8). Nel maggio 1910 fu nominato nuove Residente Generale Terauchi Masatake, Ministro della Guerra dal 1902, che impose, con l'uso della polizia e dell'esercito, un controllo ferreo sulla Corea e costrinse il Governo coreano a firmare il Trattato di Annessione (9). Nell'agosto del 1910 tale annessione, sostenuta da Yamagata, Katsura e da gruppi ultra-nazionalisti, fece diventare la Corea, Chosen, una colonia governata da funzionari giapponesi di grado superiore e medio, senza l'applicazione della procedura costituzionale giapponese (10). Nel 1911 l'alleanza con la Gran Bretagna fu rinnovata e, il 21 febbraio, inseguito a un trattato con gli Stati Uniti il Giappone riottenne il pieno controllo delle tariffe doganali (11). 2. Politica interna La delusione che suscitò il trattato di pace portò allo scoppio di tumulti contro il governo che costrinsero il Primo Ministro Katsura alle dimissioni. Il suo successore fu Saionji che ottenne l'appoggio della fazione di Yamagata capeggiata da Katsura. Il leader del Seiyukai diede vita ad un politica di compromesso che permise, in un primo tempo, di coinvolgere nel partito esponenti più abbienti a scapito dei burocrati, ed in seguito, approfittando della carica di Ministro degli Interni, ricoperta per tre volte dal 1905 al 1915, di farvi entrare molti nuovi burocrati di formazione universitaria (12). Nel 1908 l'ostilità di Yamagata e della Camera di Pari alla politica del Seiyukai, che per ottenere l'appoggio dei gruppi d'interesse locale aumentò le spese dello Stato soprattutto per costruzioni ferroviarie, costrinse il Primo Ministro Saionji alle dimissioni (13). Nell'agosto 1911 il governo di Katsura Taro fallì per necessità pressanti di aumento delle spese militari e l'opposizione della Dieta a imporre nuove tasse. Il nuovo governo guidato da Saionji ebbe vita effimera permettendo a Katsura di ritornare al potere, anche se il tentativo di governare senza l'appoggio del Seyukai portarono a clamorose proteste che lo indussero a nuove dimissioni (14). 3. L'opposizione al governo Dopo la guerra la politica liberaleggiante del gabinetto Saionji del 1906 permise la creazione del Partito Socialista Giapponese, Nihon Shakaito che si mise alla testa dei movimenti popolari di protesta (15). All'interno del Partito Socialista si formarono due diverse concezioni sullo sviluppo della lotta di classe. Una prevedeva “l'azione diretta dei lavoratori uniti” ed era propugnata da Sakai Toshihiko e Kotoku Shusui che si era accostato a posizioni anarchiche dopo socialdemocratico Katayama Sen e dal giornalista Tazoe Tetsuji poneva l'accento sulla necessità di creare un'organizzazione dei lavoratori (16). Al Secondo Congresso del Partito Socialista Giapponese, tenutosi nel 1907, il dibattito sulle due posizioni portò ad una scissione definitiva, che assieme agli antagonismi ed al settarismo impedirono il successivo di questo movimento (17). Nel 1910 molti esponenti socialisti, tra cui Kotoku, furono accusati ingiustamente di avere organizzato un complotto per uccidere l'Imperatore, il cosiddetto “Incidente di lesa Maestà”, Daigyaku jjken. Tale accusa portò all'arresto dei maggiori esponenti socialisti, alcuni poi giustiziati, e diede il pretesto al governo di soffocare il movimento nei successivi 10 anni durante il cosiddetto “periodo invernale” (18). Un'altra fonte di preoccupazione per il governo nell'immediato dopoguerra fu il “Movimento per la bonifica regionale” che, caratterizzato dalla difesa nazionalista delle tradizioni, proseguiva i programmi di mobilitazione della popolazione agricola iniziati in occasione della guerra e si proponeva di ricostruire la comunità di villaggio per permettere al sistema di proprietà terriera assenteista di continuare a svolgere la sua funzione di trasmissione di risorse dal settore agricolo a quello industriale (19). Nella tradizione delle proteste estremiste di destra si colloca la pubblicazione, nel 1906, del libro di Kita Ikki che condannava la politica e gli esponenti del governo colpevoli di aver tradito l'essenza nazionale e chiedeva la nazionalizzazione delle terre e dei capitali e la dichiarazione di guerra contro tutte le potenze occidentali (20). Nel 1910 fu fondata del Generale Tanaka Giichi l'Associazione Imperiale dei Riservisti che, in stretto rapporto con il “Movimento dei gruppi giovanili di villaggio”, si proponeva di mantenere in buon assetto militare la popolazione dei villaggi e di impedire che il malcontento dei soldati tornati dal fronte sfociasse in una intensificazione dei conflitti mezzadrili (21). 4. L'economia La guerra russo-giapponese segnò una nuova fase di sviluppo dell'economia giapponese rappresentata della crescita dell'industria pesante, stimolata dalla domanda bellica statale. Infatti, il costo delle guerra contro la Russia fu di 1.730 milioni di Yen, di cui il 77% circa era composto da spese non destinate direttamente alle truppe (22). Il governo giapponese, non avendo ottenuto alcuna indennità di guerra, fu costretto a mantenere i prelievi fiscali istituiti nel periodo bellico e a richiedere prestiti stranieri. Le obbligazioni governative coprirono l'82% delle spese, di questa percentuale più della metà proveniva da prestiti esteri. Le nuove tasse fornirono un gettito totale di 135 milioni di Yen e rappresentarono un aumento dell'84%, considerando un introito medio annuale di 161 milioni di yen nel periodo precedente la guerra (23). Tali somme furono utilizzate per portare a compimento la dotazione di servizi e infrastrutture quali l'allungamento della linea ferroviaria e l'aumento della produzione di ferro e acciaio, ma soprattutto per l'espansione degli armamenti e lo sviluppo dei territori coloniali (24). Le spese aumentarono la domanda totale portando il reddito nazionale prodotto dai 2.612 milioni di yen del 1904 ai 2.970 milioni di yen del 1906. In particolare, il settore industriale contribuì alla formazione del reddito con 594 milioni di yen nel 1904 e 867 milioni di yen nel 1906 (25). Confrontando i cinque anni precedenti la guerra con i cinque anni seguenti la spesa media annuale del governo centrale aumentò passando da 271 milioni di yen a 561 milioni, di cui le spese militare crebbero dai 104 milioni di yen ai 180 milioni. Il reddito nazionale annuale medio dei due periodi considerati aumentò proporzionalmente in quantità inferiore alla spesa passando da una cifra di 2.093 milioni a 3.100 milioni di yen (26). Al rapido sviluppo industriale si accompagnava una crescente concentrazione monopolistica: un'occasione importante fu data dalla nazionalizzazione di diciassette società ferroviarie private avvenuta tra ottobre 1906 e settembre 1907 (27). Tale acquisto fu effettuato del governo ad un prezzo che era all'incirca il doppio del loro capitale totale, rendendo così possibile un'improvvisa concentrazione di capitale finanziario privato (28. Inoltre, nel 1906 era stata creata la Compagnia Ferroviaria della Manciuria Meridionale, Minami Manshu Tetsudo Kaisha detta Mantetsu, per iniziativa dell'esercito con un capitale di 200 milioni di yen fornito per metà dal governo e per metà dagli zaibatsu. La Compagnia gestiva diverse e importanti industrie e serviva principalmente allo sfruttamento della Cina (29). L'esito della guerra stimolò la costruzione di navi mercantili elevando la media annuale del tonnellaggio varato, infatti nel periodo nel periodo 1909-1913 i 6 cantieri maggiori costruirono navi in acciaio per 50.000 tonnellate (30). Nel 1913 la Marina Mercantile era composta da navi per un totale di 2,4 milioni di tonnellate lorde e controllava il 50% dei trasporti delle merci (31). Stimolate dalla domanda industriale crebbero anche le produzioni di ghisa grezza ed acciaio che, nel 1913, raggiunsero 250.000 tonnellate ciascuna (32), e quella di carbone che salì a 21 milioni di tonnellate di cui solo il 40% utilizzato dall'industria (33). Per quando riguarda l'industria meccanica si sviluppò principalmente il settore delle locomotive e del materiale rotabile, mentre la produzione i beni di consumo, quali biciclette, era affidato a piccole officine a condizione familiare. Poche grandi aziende erano impegnate nella fabbricazione di articoli elettrici, cemento, carta, porcellana e vetro (34). Dal 1907 si sviluppò la rete elettrica con la costruzione di una prima centrale idroelettrica a Tokyo cui seguì, nel 1911, una similare ad Osaka che permisero l'inizio dell'elettrificazione delle ferrovie e dell'illuminazione stradale delle città (35). Anche l'industria tessile continuò a crescere, infatti fornì nel 1912 il 50% della produzione industriale, nel 1913 il numero dei fusi dell'industria cotoniera salì a 2,4 milioni e la produzione di filato a 320 milioni di chilogrammi. Di tale produzione una percentuale, dal 30 al 40, era destinata all'esportazione mentre il restante era lavorato da tessitori giapponesi per la produzione di stoffe a bassa altezza per il mercato interno. A questi si affiancavano almeno 85.000 lavoratori di aziende con almeno 5 operai che producevano tessuti in pezza per l'esportazione valutata nel 1913 in 33 milioni di yen (36). Un'altra fonte di entrate per il Giappone era legata alla produzione di seta greggia che nel 1914 raggiunse i 14 milioni di chilogrammi pari ad un valore stimato di 144 milioni di yen (37). Al fine di sopperire alle necessità dello sviluppo industriale aumentarono le importazioni di materie prime, principalmente minerali di ferro e cotone che, nel periodo 1908-1912 risultarono pari al 44% delle merci importate (38). Nei cinque anni successivi la guerra la differenza tra importazioni ed esportazioni causò un disavanzo annuale medio di 12 milioni di yen, ai quali si aggiungevano in media 48 milioni di yen per il pagamento dei debiti e dei relativi interessi (39). In questa situazione per non ridurre le quantità d'ora presente nelle casse giapponesi e quindi per mantenere il gold standard ed allo stesso tempo aumentare la valuta necessaria allo sviluppo dell'economia in crescita furono richiesti nuovi prestiti che nell'urgenza del loro reperimento portarono al panico finanziario del 1907 (40). La crisi che ne derivò assestò un grave colpo alle piccole banche e rafforzò la posizione delle grandi banche monopolistiche aumentando la tendenza alla concentrazione finanziaria ed affermando ulteriormente il loro controllo sulle imprese industriali. I quattro grandi zaibatsu, Mitsui, Mitsubishi, Sumitomo e Yasuda, assunsero la loro configurazione definitiva, raccogliendo intorno ad una holding familiare un insieme di settori tra loro organicamente integrati. Il controllo monopolistico era particolarmente evidente nei nuovi settori dell'industria pesante e di quella elettrica e chimica, in cui si aveva anche una larga partecipazione di capitali esteri (41). Gli organismi finanziari di questi grandi gruppi si unirono nel 1910, insieme alla Yokohama Specie Bank, alla Banca Giapponese di Credito Industriale ed altre banche in un “syndacate” per sottoscrivere obbligazioni per 100 milioni di yen al 4% (42). Il Gabinetto Katsura entrato in carica nel 1908 dopo il panico finanziario adottò una politica di restrizione delle spese, “linea del non-indebitamento”, che ridiede credibilità alla solvibilità del governo giapponese e permise di ottenere nel 1910 nuovi prestiti dalla Gran Bretagna e dalla Francia per complessivi 282 milioni di yen. Di tale somma 100 milioni furono immessi nelle casse giapponesi e utilizzati per saldare i debiti interni e avviare il risanamento economico che ebbe luogo dal 1910 di 1911 (43). Il 24 febbraio di quell'anno il Giappone riacquistò l'autonomia doganale che permise di ottenere dalle dogane 42 milioni di yen. Per favorire l'industria nazionale il dazio sulle merci in entrata fu fissato sullo 0-5% del valore per le materie prime, sul 30-40% per i semilavorati e sul 50-60% per i prodotti finiti (44). 5. Il movimento operaio Gli anni intorno alla guerra videro un cambiamento qualitativo all'interno del movimento operaio con rafforzamento della coscienza di classe attraverso l'esperienza fatta nelle lotte locali, come ad esempio i tumulti delle miniera di Ashio (45). La mancanza di una organizzazione che coordinasse la protesta dei lavoratori ed il rigido controllo degli apparati di governo non permise alle rivendicazioni degli operai di andare oltre a quelle salariali. Infatti, solo nel 1911 fu approvata una legge che limitava l'orario di lavoro nelle filande per i ragazzi e ele donne ad un massimo di 11 ore giornaliere e furono necessari 5 anni per farla effettivamente rispettare dai proprietari delle fabbriche (46). Le sole organizzazioni di lavoratori che riuscirono ad affermarsi avevano programmi di mutuo soccorso e di conciliazione tra le classi, come la Yuaaikai, Associazione dell'amicizia, fondata nel 1912 da Suzuki Bundji con l'aiuto dell'imprenditore industriale Shibusawa Eiichi, od operavano nell'ambito della difesa dei diritti umani, come la Seitosha, Società delle calze blu, creata nel 1911 come movimento di liberazione della donna (47). Note al capitolo 5
Andrea Portunato - Tutti i diritti riservati ![]() Due late-comers a confronto: la Guerra Russo-Giapponese del 1904-1905. by Andrea Portunato is licensed under a Creative Commons Attribuzione 2.5 Italia License. pagina aggiornata il 30 ottobre 2008 | ||
scritto da Andrea Portunato |