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Due late-comers a confronto:
la Guerra Russo-Giapponese del 1905.


4. La guerra Russo-Giapponese (1904-1905)
4.3 La fine del conflitto. Il trattato di pace di Portsmouth.

  Il Giappone e la Russia desideravano terminare il conflitto: il primo, nonostante le vittorie riportate, aveva quasi esaurito le proprie risorse finanziarie (il debito pubblico era salito a 2,5 milioni di yen (AC 150)) e la seconda, anche se dal giungo 1905 aveva raggiunto nuovamente la superiorità numerica sul fronte terrestre (104), era sconvolta dalle rivolte popolari (105).
  Per iniziativa del Presidente degli Stati Uniti d'America, Theodore Roosevelt, sollecitato segretamente dal Giappone, fu organizzata una conferenza di pace a Portsmouth nello Stato del New Hampshire. Le trattative iniziate il 25 agosto 1905, portarono alla firma del trattato di pace omonimo il 5 settembre (106).
  Le clausole principali del trattato prevedevano: il riconoscimento dell'influenza politica, militare ed economica del Giappone in Corea; lo sgombero simultaneo delle truppe russe e giapponesi dalla Manciuria ad esclusione del Liaotung che sarebbe preso in affitto dal Giappone; la cessione al Giappone di Port Arthur con tutte le sue dipendenze, della ferrovia meridionale mancese e della parte Sud dell'isola di Sakhalin fino al 50° parallelo; la concessione da parte della Russia al Giappone di particolari diritti di pesca lungo le coste della Siberia (107).
  Grazie all'opera del Presidente Roosevelt, che temeva un eccessivo rafforzamento del Giappone, le condizioni del trattato attenuarono la portata della sconfitta russa e la richiesta giapponese del pagamento di una indennità di guerra non fu accordata (108).
L'ingresso del Giappone nel novero delle grandi potenze e la retrocessione della Russia nell'ordine d'importanza delle potenze marittime fece acquistare maggior valore all'alleanza anglo-giapponese.
  La Gran Bretagna, ridimensionate le intenzioni offensive russe verso la Cina e alle frontiere dell'India, assicurava al Giappone un appoggio diplomatico sufficiente per all'allestimento dei territori conquistati (109).
  L'annuncio della pace generò disordini a Tokyo e malumori a Pietroburgo tra coloro che volevano continuare la guerra ad ogni costo. Comunque, secondo Paolo Ruggeri Laderchi, Addetto Militare italiano a Pietroburgo, “la pace attuale non contiene in sé germi evidenti ed attivi di future discordie e non si lascia dietro lo strascico fatale di rancori inestinguibili”. La guerra concluse una fase di lotte per la supremazia nel Pacifico occidentale e per l'egemonia sulla Cina (110).

  Il governo e le autorità militari russe ebbero enormi preoccupazioni in seguito alla smobilitazione dei reparti che si trovavano sul teatro di guerra e per il congedo di tutti i richiamati alle armi. Tale congedo fu effettuato gradualmente per evitare agglomerati d'individui e possibili disordini. Si temeva, infatti, che i congedati principalmente contadini, giungendo alle loro famiglie e trovandosi, quasi certamente, senza lavoro a causa della scarsità del raccolto, situazione quasi generale in Russia in quell'anno, sfiduciati per l'esito della guerra, sobillati dai rivoluzionari, si abbandonassero ad eccessi e violenze, aumentando la già difficile situazione interna (111).
  Le forze russe dislocate sul teatro di guerra all'inizio delle trattative di pace comprendevano: 700 battaglioni di fanteria, 237 squadroni di cavalleria, 2316 pezzi d'artiglieria, 37 battaglioni del genio, vari battaglioni di riserva, di complemento, depositi e locali, drugine di volontari e di opalcenie, brigate di guardie di frontiera, reparti vari da fortezza con pezzi d'assedio e mortai.
  I progetti dello Stato Maggiore di Pietroburgo prevedevano: il rinvio immediato nella Russia europea del 21° e 13° Corpo d'Armata; il ritorno dei prigionieri dal Giappone nel Novembre 1906 che dovevano sbarcare a Vladivostok ed essere inviati ai rispettivi reparti coi quali sarebbero tornati in patria; congedo dei richiamati appartenenti alle circoscrizioni di Siberia e del Priamur e scioglimento dei nuovi reparti costituiti con elementi delle circoscrizioni stesse; rinvio graduale nelle loro sedi delle truppe appartenenti alle circoscrizioni della Russia europea e congedo dei richiamati dopo l'arrivo dei vari reparti a destinazione.
  I progetti non coincisero, però, con i fatti reali.
  I gravissimi disordini avvenuti in Siberia, dove intere regioni si trovarono per parecchie settimane in balia dei rivoluzionari ed interamente separate dalle altre parti dell'Impero, intralciarono le operazioni di scioglimento delle armate in Manciuria e l'evacuazione verso le rispettive sedi delle truppe concentrate intorno a Kharbin.
  Il ritorno graduale nella Russia europea dei vari reparti non poté avvenire. I richiamati, turbolenti, stanchi, sfiduciati, male inquadrati, spinti dal partito rivoluzionario e dai siberiani congedati, si ribellarono. Provocarono ruberie, omicidi e distruzioni d'ogni genere e mandarono una deputazione ad imporre, con gravi minacce, al Generale Linjevic di lasciarli partire immediatamente per le loro case senza aspettare il turno dei rispettivi reparti. Linjevic diede il consenso. Le conseguenze di questa decisione furono notevoli: la Siberia fu isolata per vari giorni dalla Russia europea, i comitati rivoluzionari presero il sopravvento. Il Tenente Generale Cholccevnikov, Governatore del Transbaikal, persuaso che in Russia il governo fosse stato rovesciato, emanò un “prikaz”, decreto, riconoscendo il nuovo governo sorto dalla rivoluzione (112).
  Anche il rientro dei prigionieri di guerra creò difficoltà: il trasporto che avrebbe dovuto effettuarsi in circa cinque settimane, durò molto più a lungo. Parte dei prigionieri provocarono disordini al momento dell'imbarco, obbligando gli ufficiali russi a ricorrere persino all'aiuto dei giapponesi.

  Nel 1906 il governo russo tentò di identificare e punire i responsabili della sconfitta di Tsushima ed una corte marziale erogò un cero numero di condanne detentive tra le quali i 10 anni inflitti all'Ammiraglio Nebogatoff per la sua resa (113).

 Note al capitolo 4

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pagina aggiornata il 13 novembre 2008
scritto da Andrea Portunato