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Due late-comers a confronto:
la Guerra Russo-Giapponese del 1905.


4. La guerra Russo-Giapponese (1904-1905)
4.2 Dall'inizio del conflitto alla Battaglia navale del Mar Giallo

  1. Dall'inizio del conflitto alla Battaglia navale del Mar Giallo
  Il Giappone, mentre erano ancora in corso i negoziati con la Russia, aveva progettato una grande operazione di sbarco in Corea, da attuarsi per scaglioni successivi, che avrebbe permesso all'Esercito di raggiungere la frontiera della Manciuria.
  Comandante della Flotta d'alto mare giapponese era l'Ammiraglio Togo Heihachiro (AC 23), ex-samurai di Satsuma che dopo la sconfitta del suo clan nel 1863 ad opera degli inglesi aveva deciso di recarsi proprio in Gran Bretagna per diventare un esperto della marina militare per il proprio stato, e nella guerra sino-giapponese si era distinto per l'occupazione delle Isole Pescadores e di Formosa (CP 50).
  L'Ammiraglio Togo come responsabile delle linee di comunicazione marittime tra Giappone e Corea era consapevole che il successo delle operazioni terrestri sarebbe dipeso completamente dal dominio del mare. Per questo motivo il 6 febbraio la squadra al suo comando salpò dal Giappone col compito di assicurarsi il vantaggio del "primo colpo" (AC 33).
  Nello stesso giorno, il console giapponese di Chefoo, aveva già fatto allontanare le navi mercantili giapponesi e i propri compatrioti da Port Arthur (AC 32), mentre osservatori della marina avevano preso nota degli ancoraggi della squadra russa (AC 33).
  Da parte russa, gli ordini erano di non intervenire neppure se i giapponesi fossero sbarcati in Corea, purché lo avessero fatto a sud del 38° parallelo. Anche dopo la partenza dell'ambasciatore giapponese da Pietroburgo, la sera del 6 febbraio 1904, il comandante in capo dell'Esercito russo in Estremo Oriente Generale Kuropatkin Aleksejev, non ritenne di disporre misure militari che andassero oltre una semplice crociera di vigilanza notturna di un paio di cacciatorpediniere al largo di Port Arthur (44).
  Nel pomeriggio del 7 febbraio, la 1a e 2a Squadra giapponesi si riunirono a Sud-Ovest dell'Isola di Quelpart assieme a tre vapori che trasportavano i primi 4 battaglioni dell'esercito destinati ad occupare Seul. L'Ammiraglio Togo fece rotta verso Port Arthur, mentre la 3a Squadra composta di unità antiquate incrociava nello Stretto di Corea per controllare gli eventuali movimenti russi tra Port Arthur e Vladivostok. La protezione dei trasporti che navigavano verso Chemulpo fu affidata agli incrociatori della 4a Divisione, comandata dall'Ammiraglio Uriu, e rinforzata dall'incrociatore corazzato Asama e da due squadriglie di cacciatorpediniere. Questa squadra catturò tre mercantili russi diretti a Port Arthur, due dei quali carichi di munizioni (45).
  Nel porto coreano di Chemulpo, erano all'ancora, fra le varie navi da guerra e mercantili esteri, due navi russe l'incrociatore protetto Varjag e la cannoniera Korejetz, distaccati da Port Arthur. Il tentativo della cannoniera di raggiungere Port Arthur fallì per intervento dei giapponesi che la costrinsero a rientrare nel porto coreano.
  All'imbrunire dell'8 febbraio i giapponesi iniziarono gli sbarchi delle truppe della 1a Armata su un tratto di costa a sud del 38° parallelo (46). All'alba del giorno successivo, sbarcata l'intera 12a Divisione di fanteria (AC 35), l'Ammiraglio Uryu Sotokichi, comandante di una divisione navale giapponese composta da 6 incrociatori e 3 torpediniere (AC 36), al largo di Chemulpo informò la navi da guerra straniere dell'inizio delle ostilità ed inviò un ultimatum ai russi presenti nella rada. Le due unità russe uscirono al largo e furono accolte dal preciso fuoco giapponese prima ancora che i loro pezzi da 152 mm fossero a portata di tiro.
  Nel combattimento i giapponesi misero a segno l'11% dei colpi sparati contro nessun centro dei loro avversari (47). Le navi russe, danneggiate in modo gravissimo, rientrarono in porto e si auto-affondarono (48).
  Sempre l'8 febbraio la flotta russa di base a Port Arthur si trovava ancorata in mare aperto non potendo rientrare dopo un'esercitazione a causa della bassa marea. L'Ammiraglio Stark non aveva ottenuto da Aleksajev l'autorizzazione a mettere le navi in stato di allarme, quindi le corazzate, un incrociatore corazzato, 5 incrociatori protetti e 25 cacciatorpediniere si trovavano all'esterno del perimetro difensivo del porto con le luci accese per il carbonamento. Mentre Aleksejev chiedeva istruzioni a Pietroburgo, un piroscafo giapponese lasciava indisturbato la rada con gli ultimi sudditi nipponici. A bordo di questa imbarcazione si trovava anche un informatore della Marina giapponese che prese accurata nota della situazione del naviglio alla fonda facendone rapporto all'Ammiraglio Togo (49).
  Nella notte tra l'8 ed il 9 febbraio 3 squadriglie di torpediniere nipponiche attaccarono con i siluri la Squadra navale russa dell'Ammiraglio Stark ancorata a Port Arthur. Tre navi russe vennero affondate e le altre rimasero bloccate nel porto. Nessuna della unità giapponesi venne colpita. Le corazzate russe Retvizan e Cesarevitch e l'incrociatore corazzato Pallada furono colpiti da vari siluri e a causa dell'eccessivo pescaggio dovuto all'acqua imbarcata non poterono attraversare il canale d'accesso al porto interno. L'incrociatore andò in secca e altrettanto fece di poppa la Retvizan. L'altra corazzata, per non investire la Retvizan, fu auto-affondata nel canale stesso (50).
  La mattina successiva la squadra dell'Ammiraglio Togo apparve al largo di Port Arthur e, per provocare l'uscita della flotta nemica, aprì il fuoco ma i russi impreparati ad uno scontro in mare aperto preferirono proteggersi con le batterie costiere mandando solo 3 incrociatori che impegnarono i giapponesi in uno scontro. Questi ultimi però non avendo ottenuto l'obiettivo prefissato si allontanarono. Il loro fuoco si era dimostrato celere e ben condotto, contrariamente a quello dei russi, i quali oltretutto impiegavano proiettili di ghisa che non di rado scoppiavano alla bocca del cannone. Il 9 febbraio la flotta russa subì ulteriori perdite: il posamine Jenisej, saltato sulle sue stesse mine al largo di Dalny, e l'incrociatore Bojarin, mandato in suo soccorso e anch'esso distrutto dalle mine.
  Unica perdita giapponese in questa primissima fase fu un piroscafo affondato nello Stretto di Tsugaru dagli incrociatori russi usciti dal porto di Vladivostok (51).
  Nonostante l'inizio degli scontri solo il 10 febbraio lo Zar, avvisato telegraficamente dell'attacco, emanò l'editto con la dichiarazione di guerra al Giappone (AC 35) e perveniva al governo russo la dichiarazione di guerra ufficiale da parte del Giappone (52).
   Lo sbarco della 12a Divisione giapponese in Corea nel febbraio 1904 permise l'occupazione di Seul e l'avanzata verso la frontiera dello Yalu. Tra febbraio e aprile le armate giapponesi occuparono la Corea spingendosi verso la Manciuria (53).

  A capo dell'Esercito giapponese era stato designato il Maresciallo Oyama Ivao, che aveva studiato strategia militare presso l'Esercito prussiano e dopo diversi incarichi di governo (sottosegretario agi Interni, Ministro della Guerra, capo della polizia e capo di stato maggiore) si era distinto nella guerra sino-giapponese (AC 22).   Contemporaneamente Togo effettuò un tentativo di bloccare l'entrata di Port Arthur affondando, nel canale d'accesso, alcuni vecchi piroscafi carichi di cemento e pietre. I piroscafi giapponesi si avvicinarono nella notte tra il 24 e il 25 febbraio, protetti dalla Squadra dell'Ammiraglio Togo e scortati da cacciatorpediniere ma la reazione russa fece fallire il tentativo. L'insuccesso non impedì comunque di attrezzare una base operativa nelle isole Hall, all'imboccatura della Baia di Corea (54).
  L'Esercito giapponese fece affluire in Corea nel porto di Cinampo altre due divisioni formando la 1a Armata agli ordini del Generale Kuroki, intanto il Generale Kuropatkin inviò alla frontiera 15.000 uomini dall'interno della Manciuria.
  In marzo l'Ammiraglio Togo distaccò la II Divisione del Viceammiraglio Kamimura nel Mar del Giappone, per tenere a bada gli incrociatori di Vladivostok che disturbavano i traffici nipponici con la Corea orientale e tra le isole.
  L'8 marzo giunse a Port Arthur, quale sostituto di Stark, richiamato in patria, l'Ammiraglio Stefan Ossipovic Macharov. Appena assunto il comando, iniziò un ciclo di di uscite addestrative per sopperire alle carenze dimostrate fino allora. Nella prima di queste uscite, che ebbe luogo proprio il giorno stesso del suo insediamento, i caccia dovevano eseguire una ricognizione notturna, ma incapparono nei similari giapponesi che precedevano le navi di Togo in avvicinamento. Una delle unità russe a causa dei gravi danni subiti fu fatta incagliare. La mattina seguente i giapponesi tentarono di catturare la nave incagliata mentre le maggiori unità russe erano bloccate in porto dalla bassa marea. Macharov uscì al largo sull'incrociatore protetto Novik, seguito dell'Askold per affrontare i giapponesi. Nonostante la superiorità delle sue corazzate, Togo preferì abbandonare l'impresa (55). Nelle settimane seguenti Macharov fece accelerare i lavori per il recupero della corazzata Retvizan, che fu portata nella rada interna per le riparazioni. Numerose batterie furono installate per rinforzare la difesa costiera e l'addestramento fu intensificato a tutti i livelli.
  L'assoluta necessità di mantenere il dominio del mare indusse l'Ammiraglio Togo ad assumere ancora una volta l'iniziativa. Richiamò Kamimura dal Mar del Giappone e allestì una nuova base operativa alle isole Elliott, distanti da Port Arthur solo 70 miglia. Contemporaneamente iniziò vaste operazioni di minamento delle acque antistanti la base russa. Proprio su quelle mine il 13 aprile causarono la perdita della corazzata Petropavlosk e la morte dell'Ammiraglio Macharov che era uscito d'urgenza da Port Arthur insieme alla corazzata Poltava per sostenere due caccia russi impegnati con incrociatori nemici. Lo stesso giorno la corazzata Pobieda s'imbattè in una mina e rimase gravemente danneggiata (56).
  Due settimane dopo la perdita di Makarov lo Zar decise l'invio di altre navi della flotta del Baltico, creando la Seconda squadra del Pacifico, mentre quelle già presenti a Port Arthur vennero rinominate Prima squadra del pacifico (CP 54).
  Il comando della Seconda squadra fu affidato al Contrammiraglio Zinovij Petrovic Rozestvenskij (CP 55) mentre quello della Flotta del Pacifico passò prima ad Alekseev, che però fu autorizzato dallo Zar a lasciare Port Arthur, cosa che fece con una torpediniera, per recarsi a Vladivostok (6 maggio), poi all'Ammiraglio Skrydlov, che non potendo raggiungere la base della flotta, bloccata dall'assedio giapponese, rimase a Vladivostok (AC 45), infine all'Ammiraglio Witheft già presente a Port Arthur (Ac 45).
  Anche i giapponesi dovettero subire forti perdite per colpa delle mine russe piazzate al largo di Liaodong: nel maggio 1904, nel giro di un paio d'ore affondarono l'incrociatore Yoshino e le corazzate Hatsuse e Yashima (CP 81).
  Intanto gli incrociatori di Vladivostok avevano ripreso a disturbare il traffico mercantile giapponese, per cui il Viceammiraglio Kamimura fu nuovamente inviato nel Mar del Giappone (57).
  In Russia nell'ambito dei rinforzi da inviare in Estremo Oriente fu deciso, il 30 aprile 1904 (58), l'approntamento della Seconda Squadra del Pacifico al comando della quale fu nominato l'Ammiraglio Zinovej Petrovich Rozdestsvenskij.
  Sul fronte terrestre si svolse la battaglia di Chiu-lien-chieng, causata dell'attraversamento del fiume Yalu da parte di 35.000 dei 60.000 uomini della 1a Armata giapponese del generale Kurochi Tamemoto (59). Nella notte del 1° maggio 1904 i giapponesi attraversarono il fiume su ponti di barche mentre quasi 20.000 soldati russi del Generale M. I. Zasulic (o Sassulich AC 37)(60) attendevano nelle trincee sull'altra sponda. Entro le prime ore del pomeriggio successivo, le truppe russe erano quasi completamente accerchiate ma l'attacco irruente di uno dei battaglioni di tiratori scelti siberiani permise di rompere l'accerchiamento consentendo la ritirata verso la regione montuosa di Feng-hung-Cheng. Le perdite russe di 4.000 uomini tra morti e feriti mentre quelle giapponesi non raggiunsero il migliaio (61).
  La Cina, nonostante la guerra convolgesse la propria regione della Manciuria dichiarò la propria neutralità.

2. Il 5 maggio iniziò lo sbarco degli 80.000 uomini della 2a Armata giapponese agli ordini del Generale Oku Yasukata (62) a Pi-tzu-wo (o Pitzewo AC 38) nella penisola del Liaotung (63) e avanzarono attraverso la penisola nell'intento di tagliare la ferrovia Mukden-Port Arthur e isolare la piazzaforte (64) obiettivo ottenuto il 10 maggio (65).
  Le forze russe si opposero inutilmente all'avanzata giapponese verso la Manciuria mentre nella parte meridionale di quella regione le truppe nipponiche effettuavano numerosi sbarchi, occupando la linea ferroviaria tra Port Arthur e la Russia (66).
  Il 26 maggio i giapponesi della 3a Armata del Generale Nogi, attaccarono le posizioni russe a Nanshan, occupando d'impeto quella città che sbarrava l'Istmo di Kinchon (Chinchow), una trentina di chilometri da Port Arthur (AC 38) e conquistando il limitrofo porto di Kin-chou (AC 52).
  Il 1° giugno l'Esercito giapponese occupò Dalnij, evacuato dai russi il 27 maggio, che divenne una efficace e preziosa base per l'assedio di Port Arthur (67).
  Nei pressi di quella città, il 30 maggio, i giapponesi, comandati dal generale Hirato, con un'azione di sorpresa impedirono un aiuto russo verso Port Arthur (Ac 38).
   Il Generale Kuropatkin si limitò ad inviare nella penisola del Liaotung una forza di 2 divisioni ed una brigata al comando del Generale G.K. Von Stackelberg, che, il 14-15 giugno, fu respinta a WafangKou (AC 38), in una battaglia sulla ferrovia a poco più di 100 chilometri a Nord-Est di Port Arthur con 3.000 perdite russe (68).
  Da quel momento, per vari mesi la piazzaforte di Port Arthur dovette sostenere un duro assedio da terra respingendo gli attacchi della 3a Armata nipponica del Generale Nogi Kiten Maresuke che si era già distinto nella guerra sino-giapponese ed era stato governatore dell'Isola di Formosa (AC 22), coadiuvato dal mare dall'Ammiraglio Togo che riuscì anche a bloccare parzialmente il porto affondando 2 piroscafi, presso l'imboccatura del canale d'ingresso alla rada (69).
  Durante le settimane che precedettero il conflitto la Russia mobilitò il suo esercito permettendo, nel Maggio 1904, lo spostamento di vari Corpi d'Armata e reparti dalle rispettive sedi a Kharbin in Manciuria: la divisione di cosacchi d'Orenburgo e due reggimenti cosacchi di Ural, le truppe dei due Corpi d'Armata 10° e 17°, la Brigata di cosacchi del Caucaso (70). Con l'aggravarsi della situazione militare il 14 giugno fu emanato un “ukaz” (decreto) di chiamata parziale alle armi delle classi di riserva di complemento, al fine di rinforzare l'organico, delle circoscrizioni militari di Kazan, Mosca e Kiev e dei reparti di armi speciali, sanitari e battaglioni di complemento. Furono così formate 10 divisioni di riserva, cinque di primo turno e cinque di secondo. Si costituirono due Corpi d'Armata di Siberia, il 5° comandato dal generale di Fanetria Sobolev ed il 6° comandato dal Tenente Generale Dembovsky (71). Il Generale di Cavalleria Barone Meyendorf, comandante del 1° Corpo d'Armata, composto dalla 22a e dalla 37a Divisione di Fanteria con sede rispettivamente a Novgorod e a Pietroburgo, nel Giugno 1904 ricevette l'ordine di mobilitazione e nel luglio tale Corpo d'Armata fu inviato in Manciuria (72).

  Nel Dicembre 1904 il Generale Kuropatkin fu nominato comandante in capo per l'Esercito russo in Estremo Oriente (CP 168).
  La Battaglia navale del Mar Giallo
  Per salvare la Flotta del Pacifico, Alekseev ordinò all'Ammiraglio Witheft (o Witgeft CP 81) di abbandonare Port Arthur e raggiungere Vladivostock (AC 46).
  Il primo maldestro tentativo fu effettuato il 23 giugno, ma di fronte agli attacchi delle torpediniere giapponesi e all'avvicinarsi dell'imponente flotta di Togo, Witheft decise di rientrare in porto. In quella operazione la corazzata Sevastopol urtò una mina e danneggiata dovette essere trainata a Port Arthur (AC 46).
  Il 7 Agosto, la torpediniera Lejtenant Burakov (AC 47) giunse a Port Arthur per consegnare al riluttante Ammiraglio Witthoff l'ordine tassativo dello Zar di trasferire a Vladivostok le navi ancora presenti a Port Arthur per impedire che fossero colpite dall'artiglieria giapponese assediante. Quindi il mattino del 10 agosto 1904 la flotta russa uscì lentamente da Port Arthur. Il comandante in capo Ammiraglio Witthoff alzava l'insegna sulla corazzata Cesarevitch. Alcune navi, fra cui la corazzata Retvizan, che avevano subito il tiro dell'Esercito giapponese, erano in precarie condizioni (73).
  La flotta russa, grazie all'opera dei dragamine, che rientrarono poi a Port Arthur, uscì indenne in mare aperto (AC 47).
  I giapponesi segnalarono l'uscita all'Ammiraglio Togo, mentre i russi, fra continui rallentamenti e fermate dovute alle avarie, si avvicinarono alla Penisola dello Shantung (73).
  Dapprima la squadra del Contrammiraglio Dewa seguì la squadra russa finché non fu in vista dell'Ammiraglio Togo con il grosso della flotta giapponese. Alle 12.50 la Mikasa, nave ammiraglia giapponese, aprì il fuoco. Le siluranti giapponesi avevano frattanto minato la rotta dei russi. Sparando con precisione, Togo faceva rotta da sinistra verso dritta per aggirare la testa della formazione russa, ma Witthoff sventò il pericolo con un'accostata a sinistra. Scopo di Witthoff era soprattutto quello di non farsi chiudere la via di Port Arthur, era necessario quindi che i giapponesi rimanessero alla sua sinistra. Dopo che la corazzata Mikasa fu colpita, l'Ammiraglio Togo per non subire perdite, fidando sulla superiore preparazione dei suoi cannonieri al tiro sulle massime distanze, si limitò a sparare con i grossi calibri da lontano, provocando ai russi solo danni leggeri. Le navi di Witthoff scomparvero alla vista dei giapponesi (74).
  Togo dovette inseguire i russi richiamando anche gli incrociatori del Contrammiraglio Dewa. Verso le 17.30 il fuoco riprese e, da quel momento l'Ammiraglio Witthoff tentò di proteggere la corazzata Poltava che, avendo le caldaie in cattivo stato, restava continuamente staccata dalle altre navi della squadra, cercando di dirigersi verso Vladivostok.
  I giapponesi passarono al tiro celere condotto con tutti i cannoni. Le corazzate russe, Poltava, Sevastopol, Peresvjet, Retzivan e Cesarevitch, furono colpite da granate ad alto esplosivo e gas tossici che provocarono distruzioni ed incendi senza però riuscire a fermarle. Anche la corazzata Mikasa e altre navi giapponesi subirono danni non trascurabili.
  Nella corazzata Cesarevitch, colpita ripetutamente, morì l'Ammiraglio Witthoff e, a causa di avarie, cominciò a girare in tondo, provocando confusione nella formazione russa. Il tentativo del Contrammiraglio Uchtomskij di alzare il segnale “seguitemi per contromarcia” ebbe un effetto ridotto, in quanto soltanto poche navi lo notarono e seguirono la sua corazzata, la Peresvjet, facendo rotta per Port Arthur. Mentre 5 corazzate, 2 incrociatori e 3 cacciatorpediniere russe si stavano ritirando le navi del Contrammiraglio Dewa incrociavano a sud per bloccarle da quella parte. Nel frattempo gli incrociatori russi del Contrammiraglio Reitzenstein si erano trovati distaccati dal resto della flotta e avevano tentato di forzare, da soli, il passaggio verso sud. Vi erano riusciti l'Askold, la nave del Contrammiraglio, e il veloce Novik, mentre Diana e Pallada, meno veloci, erano rimasti indietro e si erano ricongiunti con le navi dell'Ammiraglio Witthoff. I questo combattimento il Diana subì notevoli danni e l'incrociatore giapponese Asama fu messo fuori combattimento dall'Askold. In seguito l'incrociatore Diana, in previsione di una burrasca che non avrebbe potuto sopportare, fu autorizzato a farsi internare dai francesi a Saigon. L'Askold, invece che aveva consumato troppo carbone, si fece internare dai cinesi a Shangai. Infine il Novik, che era rifornito di carbone a Kiao-chow, riprese la sua corsa verso Nord a levante delle Isole Giapponesi e il 18 agosto raggiunse lo Stretto di La Pérouse nel tentativo di entrare nel Mar del Giappone per dirigere su Vladivostok. In questo Stretto fu intercettato da due incrociatori giapponesi. Nel combattimento che seguì, il Novik danneggiò seriamente l'incrociatore Tsushima, ma venne a sua volta colpito. Si rifugiò per la notte a Korsakovsk per riprendere il mare il giorno seguente ma andò in secca e venne abbandonato. I giapponesi lo catturarono e lo ribattezzarono Sutsuya (75).
  Del resto della flotta la corazzata Cesarevitch, rimasta priva di strumenti di navigazione, finì internata dai tedeschi a Kiao-chow insieme a tra cacciatorpediniere. Le navi guidate dal Contrammiraglio Uchtomskij rientrarono a Port Arthur dove i cannoni vennero sbarcati e destinati alla difesa della piazzaforte e gli equipaggi formarono nuovi reparti al comando del Generale Stossel (o Anatolij Stoessel) (76).
  Avvertito da un telegramma del 10 agosto che comunicava l'uscita della Squadra di Port Arthur, l'Ammiraglio Jessen aveva deciso di uscire dal porto di Vladivostok per andare verso Sud incontro alle navi di Witthoff. I suoi incrociatori corazzati Rurik, Gromoboj e Rossija lasciarono la base nella notte del 14 agosto, facendo rotta per lo Stretto di Corea. Durante la mattinata successiva si scontrarono con gli incrociatori giapponesi dell'Ammiraglio Kamimura provvisti di un maggiore numero di pezzi da 203 mm. Nello scontro le navi russe vennero colpite gravemente e l'incrociatore Rurik affondò mentre le altre unità tentavano di proteggerlo. Questa fu l'ultima azione di guerra delle navi di Jessen che restarono inattive fino a Novembre, quando l'incrociatore Gromoboj andò in secca (77).


 Note al capitolo 4

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pagina aggiornata il 2 gennaio 2009
scritto da Andrea Portunato