Home page di Andrea Portunato  -   Per richiedere maggiori informazioni

English version

Due late-comers a confronto:
la Guerra Russo-Giapponese del 1905.


2. La Russia dall'emancipazione alla guerra
2.1 Le istituzioni e le trasformazioni sociali e politiche

  1. Nel 1855 succedette al trono di zar di tutte le Russie Alessandro II che nel manifesto della sua incoronazione prometteva la fine della guerra di Crimea e alcuni importanti riforme sociali. Ottenuta la pace con il trattato di Parigi, lo zar si dedicò allo sviluppo del suo programma riformatore. Innanzitutto furono abrogati gli divieti per il viaggio all'estero e le limitazioni agli studenti universitari. Il problema più grave da risolvere era la servitù della gleba, per l'abolizione della quale vi erano schierati gli intellettuali decabristi, slavofili, occidentalisti, petrasevcy, ed altri pensatori russi. Anche gli ambienti militari che nella guerra di Crimea non avevano potuto armare i servi per paura di una rivoluzione facevano pressioni per ottenere modifiche del sistema (1).
  Alessandro II, preoccupato che un processo di emancipazione dei servi si potesse verificare attraverso una rivoluzione popolare, istituì nel 1858 dei comitati nobiliari in tutte le province, coordinati da un comitato centrale burocratico composto da nove membri, affinché si impegnassero ad elaborare delle soluzioni. Agli inizi del 1859 venne istituita una Commissione di Redazione che raccolse le opinioni e i comitati nobiliari e, dopo 20 mesi, e sottopose il progetto di riforma al comitato centrale che, dopo averla provato, lo passò al Consiglio di Stato.
  Infine, il 3 marzo 1861, o il 19 febbraio secondo il calendario russo, dello zar Alessandro II firmò il manifesto di emancipazione, che fu annunciato al pubblico 12 giorni dopo. Il provvedimento prevedeva di obbligazioni servili dovessero rimanere ancora per qualche tempo e che i contadini dovessero pagare una tassa pro capite; dovevano inoltre rimanere legati alle rispettive comuni e sottoposti alle leggi e consuetudinarie (2).
  Avendo abolito la servitù della gleba, Alessandro II riformò anche il sistema di governo locale che dai tempi di Caterina la Grande si basava su una amministrazione burocratica appoggiata alla nobiltà locale, che manteneva la giurisdizione signorile dei propri possedimenti. La nuova legge, promulgata nel gennaio 1864, introduceva il sistema degli zemstvo, termine equivalente a quello di “terra, campagna e popolo” intesi come separati dal governo centrale. Questo sistema prevedeva l'istituzione di un autogoverno sia distrettuale che provinciale, basato sulle assemblee territoriali (zemskij sobor), ed i comitati di zemstvo. L'elettorato delle assemblee distrettuali e era formato da tre categorie, ovvero città, comuni contadine e singoli proprietari, compresi i non appartenenti alla nobiltà. La rappresentanza era proporzionata all'estensione delle proprietà con una certa supremazia, però, delle proprietà nelle aree urbane (3). le elezioni, che a partire dal 1864 si tennero ogni tre anni, erano indirette e i membri eletti alle assemblee distrettuali eleggevano dalle proprie file i delegati alla rispettiva assemblea provinciale. Le assemblee di zemstvo, sia distrettuali e provinciali, si riunivano solo una volta l'anno, per 20 giorni nelle province e 10 nei distretti, ed affrontavano problemi di bilancio e scelte di fondo, eleggendo i comitati di zemstvo (uprava). Questi organismi, che potevano disporre il personale professionista, restava in carica per sovrintendere alle necessità locali: istruzione pubblica, assistenza sanitaria, servizi veterinari, strade e riserve alimentari. l'adozione dello zemstvo fu esteso solo alle 35 province attentamente russe ed il governo mi riservò il diritto di interferire sul loro operato, ma non poteva accadere il contrario. La minima unità dello zemstvo era, comunque, troppo vasta per poter essere efficace ed inoltre la nobiltà era sovrarappresentata all'interno dei vari organismi, specialmente ai livelli più alti; i nobili occupavano infatti il 42% dei seggi delle assemblee distrettuali, il 74% di quelle provinciali ed il 62% nei comitati di zemstvo (4).
  la popolazione delle città che era composta dai mescane, il russo il significato di mescanin è “abitante della città”; con questo termine nell'ordinamento giuridico dei ceti (solsovie), si definivano sia gli strati superiori della società che quelli inferiori composti da piccoli commercianti, bottegai, artigiani ed anche operai o manovali (5). nella società cittadina, mescanstvo, la classe media era rappresentata dai mercanti, kuptsy che, in cambio di esenzioni fiscali, prestavano servizio allo stato, occupandosi dalla esazione delle imposte e del rifornimento di provviste alimentari. Dal censimento del 1897 furono definiti mescane 13,4 milioni di individui, anche se la metà di essi non abitava in città; di questi, 343,000, di cui solo 184,000 risiedevano in aree urbane, facevano parte della sottocategoria dei cittadini “insigni” e “onorati”, mentre soltanto 281,000, il cui 225,000 nelle città, erano mercanti (6).
  Nel 1870 fu varata una riforma municipale che prevedeva la creazione di un autogoverno (zemstvo) composto da un consiglio municipale che eleggeva un comitato amministrativo. L'elettorato era suddiviso in tre classi di censo ognuna delle quali pagava un terzo delle tasse ed aveva diritto ad un terzo dei rappresentanti (7).
  2. Con l'emancipazione si rese indispensabile la riforma del sistema legale, che fu avviata alla fine del 1864 da Dmitrij Zamjatnin e Sergej Zarudnyi. Fu separato il sistema giudiziario dall'amministrazione, impedendo il licenziamento o il trasferimento dei giudici senza una sentenza di un tribunale, e la segretezza burocratica venne sostituita con una procedura giudiziaria pubblica ed orale, prevedendo un pubblico dibattimento tra le parti contendenti che avrebbero avuto una assistenza legale. Le cause minori vennero affidate a giudici di pace, mentre, per i reati più gravi, erano istituite giurie. Sebbene i tribunali fossero integrati in un unico sistema, con al vertice il Senato, e fosse previsto che tutti i russi dovessero essere uguali di fronte alla legge, i militari e gli ecclesiastici continuarono ad essere giudicati da corti speciali ed i contadini a vivere secondo le leggi consuetudinarie (8).
  Queste riforme aumentarono l'importanza della burocrazia a capo della quale gli imperatori preferivano i militari di carriera ai quali spesso affidavano anche i governatorati che le prefetture (9). la burocrazia russa, di cui facevano parte anche i ministri, che era divisa inizialmente in 14 ranghi (ciny), poi in 12, secondo la Tavola dei Ranghi, ed era denominato cinovnik il burocrate al di sopra del livello di impiegato. L'avanzamento gerarchico, di solito corrispondente all'anzianità di servizio, conferiva anche lo status nobiliare. Con decreti del 1827 e del 1833 furono previsti livelli minimi di istruzione per alcune cariche amministrative, ma già nel 1834 tali requisiti furono attenuati per permettervi l'ingresso alla nobiltà minore. Una buona istruzione non era indispensabile, ed ancora nel 1894-95, su 4339 incaricati più del 50% non aveva un'istruzione né secondaria né superiore e addirittura l'8,12% non ne aveva alcuna. Anche al Ministero delle Finanze delle 1609 persone assunte nello stesso periodo solo il 17% aveva un'educazione superiore e il 10,32% una secondaria (10).
  Con l'abolizione della servitù, altri nobili oppressi dai debiti furono costretti a ricercare nell'impiego pubblico una fonte di reddito, facendo valere il loro titolo. In valori assoluti, il numero di individui provenienti dalla nobiltà occupato nell'amministrazione crebbe, ma il valore percentuale diminuì: nel 1897, il 78% degli impiegati negli ultimi cinque livelli non proveniva dalla nobiltà. Infatti, per la necessità di aumentare l'organico dell'amministrazione, furono ammessi i figli del clero, quelli di importanti commercianti, gli impiegati statali e di professionisti, purché specializzati nelle attività che si volevano sviluppare: finanza, trasporti, medicina, agronomia, comunicazioni, diritto, l'industria mineraria e scienze forestali.
  Titoli di merito, ad esclusione delle mansioni tecniche continuarono ad essere le origini, i legami sociali e la padronanza della procedura corrente. Queste caratteristiche facilitavano, oltre all'assunzione, lo spostamento da un settore all'altro dell'amministrazione, permettendo a molti i militari di passare ad incarichi civili, nonostante fosse vietato dalla legge. La religione e la nazionalità, in teoria, non erano un ostacolo alla carriera burocratica, ma in pratica, gli ebrei, ad esclusione dei possessori di un grado d'istruzione superiore, e erano esclusi e il numero dei cattolici, spesso polacchi e quindi ritenuti inaffidabili, era severamente limitato. Dal 1900, per favorire l'ingresso di personale qualificato, molte posizioni poterono essere occupate con libere assunzioni (11).
  Nel 1880, i soli funzionari iscritti alla Tavola dei Ranghi erano 23,000 nel governo centrale e 12,000 nelle province. Nel censimento del 1897 compare il numero totale degli impiegati dell'amministrazione, nei tribunali e nella polizia, di 225,770 individui, ed era composto da: 48,446 impiegati nel governo civile e nei tribunali con grado elevato; 393 impiegati nella diplomazia; 10,425 ufficiali (oficery), della gendarmeria e della polizia; 4490 impiegati con incarico a corte; 46,453 impiegati d'ufficio che personale della manutenzione; 21,214 guardie, poliziotti e gendarmi; 94,150 vigili del fuoco. Nel 1903 lavoravano per le municipalità e gli zemstvo 65,000 o 70,000 tra medici, veterinari, agronomi, insegnanti ed altri specialisti (12).
  Gli stipendi variavano molto sia per il grado che per l'anzianità di servizio ed il favore accordato da un ministro o dallo zar. Solo 1/5 degli “uomini del ventesimo giorno del mese”, giorno di paga, riceva più di 1000 rubli l'anno e 700-1000 rubli, equivalenti a ma paga di un tipografo, erano la cifra minima necessaria per il sostentamento di una persona del ceto medio (13). per arrotondare lo stipendio era normale, tra i funzionari inferiori, accettare tangenti. Nel 1885 una legge vietò ai funzionari e i gradi più elevati, ai direttori dei dipartimenti, agli amministratori capo, ai governatori e ai prefetti di partecipare alla gestione di imprese commerciali o industriali, per ostacolare la collusione che la corruzione. Tale legge veniva però aggirata, in quanto non era vietato loro di possedere azioni di una proprietà immobiliari da mettere a disposizione delle imprese. Gli eventuali abusi (proizvol) della burocrazia potevano essere perseguiti solo se è l'accusa era avallata dai superiori del funzionario colpevole e la pena di solito si risolveva col trasferimento ad un'altra carica. Il massimo organo di controllo della burocrazia era il senato, formato da senatori nominati dallo zar a suo piacimento. Erano esclusi dal controllo del senato i Ministeri della Guerra, della Marina, della Giustizia, degli Esteri e di altri enti statali (14).
  I membri di organismi non statali o semi-statali, di alcune istituzioni superiori, delle giunte esecutive, dei consigli cittadini e degli zemstvo furono equiparati dal punto di vista dei diritti e dell'anzianità al sistema dei ranghi gerarchici (ciny), per facilitarne i trasferimenti all'interno dell'amministrazione statale. Invece, nel settore industriale e finanziario il sistema dei gradi non si diffuse (15).
  3. Gli anni '60 dell'800 videro l'affermazione della Russia come principale artefice dell'espansione europea nell'Asia settentrionale. La conquista, da parte del conte Murav'ev, dal 1847 governatore generale della Siberia orientale, del bacino del fiume Amur, fu consolidata mediante l'acquisto delle Province marittime nel 1860 e i due trattati stipulati nel 1858 e nel 1860 con la Cina (16). il primo, quello di Aigun, prevedeva la cessione da parte della Cina della riva sinistra dell'Amur, mentre col secondo, quello di Pechino, la Russia acquisì la regione del fiume Ussuri (17). dopo la fondazione illecita di Nikolaevsk sull'Amur nel 1853, di Chabarovsk nel 1858 chili di Vladivostok (Signora dell'oriente) nel 1860, l'espansione fu bloccata dalle difficoltà di rifornimento e trasporto, fondamentali per queste città e per i 60 villaggi di cosacchi, che non erano autosufficienti. Anche la funzione commerciale di questi avamposti era limitata e i traffici, gestiti da non russi, erano effettuati prevalentemente via mare. L'apertura del canale di Suez nel 1869 mise termine alle speranze di fare del fiume Amur una importante via di scambio tra la Cina e della Russia. In questa ottica si inserisce la vendita dell'Alaska agli Usa nel 1867 per la cifra di 7,200,000 dollari ed anche il declino del commercio di pelli di lontra nel Pacifico indusse gli russi a ridurre le guarnigioni e le forze navali nell'Asia nord orientale (18).
  Negli stessi anni, approfittando dell'instabilità degli Stati musulmani dell'Asia centrale, i russi svilupparono una politica di espansione in quella regione. In particolare, dopo aver incamerato le terre dei Kirghisi e dei Kazakhi, i russi occuparono il Turkestan occidentale, importante produttore di cotone e via strategica per raggiungere la Kashgaria attraverso la valle del fiume Ili. Nel 1862, inoltre, scoppiò una rivolta dei musulmani di lingua cinese, chiamati dungan, nella Cina nordoccidentale che si estese alle popolazioni di turchi uighur nel Turkestan cinese che permise all'avventuriero Yakub Beg di assumere il potere nel bacino del Tarim dal 1865 al 1877. i russi, per proteggere le città che avevano appena occupato, Taskent, Samarcanda, Bokhara, Khiva e Khokand, dalla rivolta di Yakub e frenare l'influenza inglese, inviarono truppe sul fiume Ili occupando Kuldja, con la promessa al governo cinese di ritirarsi non appena fosse stata ristabilita la pace. Ma, nel 1872, e i russi sottoscrissero un accordo commerciale con Yakub che nel frattempo era stato riconosciuto anche dal governo dell'India britannica come capo islamico. Yakub sottoscrisse, nel 1874, anche un accordo commerciale con l'India britannica, che aveva fornito le armi necessarie a mantenere il controllo della regione e, in qualità di comandante dei fedeli, si alleò con la Turchia, in cambio di nuove armi, in un fronte comune contro la Russia. Infine, nel 1876, le truppe cinesi comandate da Tso Tsung-T'ang, forti di 60,000 uomini ed armati di moderni cannoni, massacrarono i ribelli musulmani, considerati traditori, ed invasero il bacino del Tarim riportando entro il 1878 il Turkestan cinese, ad esclusione della regione del fiume Ili, sotto il controllo del governo di Pechino (19).
  Nel 1862, nell'ambito delle riforme dello zar Alessandro II, fu ristabilita gran parte dell'autonomia che la Polonia aveva godutoprima dell'annessione russa. Queste riforme non accontentarono gli nazionalisti polacchi, che dal 1863 iniziarono una lotta armata con l'impiego di bande di guerriglieri (20).
  L'ingerenza francese in favore dei ribelli fece fallire un tentativo di accordo de Ministro degli Esteri, principe Aleksandr Gorcakov. Soltanto l'appoggio dell'esercito prussiano, voluto da Bismark, il quale era preoccupato dello sviluppo del nazionalismo polacco che si stava diffondendo nelle terre virtuale e bielorusse, permise ai russi di soffocare la ribellione nel maggio 1864 (21).
  La Polonia perse definitivamente la propria autonomia e fu investita da una pesante opera di russificazione. Il regno di Polonia fu chiamato da allora ufficialmente “regione della Vistola” e divenne parte integrante dell'impero russo. Le sue 10 province ricevettero governatori di russi e vennero amministrate direttamente da Pietroburgo. A Varsavia fu fondata un'università russa e dal 1866 il russo divenne la lingua d'insegnamento nelle scuole secondarie, e nel 1885 anche nelle scuole elementari. Nei tribunali e negli uffici del governo i polacchi erano costretti ad usare la lingua russa. Inoltre, si cercò di sradicare ogni influenza polacca nelle terre di frontiera, dove fu vietato l'uso della lingua polacca e tutte le proprietà fondiarie appartenenti alla nobiltà polacca, furono gravate di imposta del 10%. le proprietà della Chiesa cattolica furono confiscate nel 1875 (22), la Chiesa Uniate abolita e i suoi fedeli convertiti forzosamente all'ortodossia e, nel 1894, fu iniziata la costruzione di una cattedrale ortodossa nel centro di Varsavia (23).
  L'accordo con la Prussia permise a Gorcakov di ottenere l'abrogazione delle clausole del trattato di Parigi, stipulato il 1856 alla fine della guerra di Crimea, che vietavano alla Russia di possedere una flotta da guerra e di allestire delle fortificazioni del Mar Nero. Neppure le proteste inglesi e la conferenza internazionale di Londra del 1871 impedirono l'esecuzione di quest'accordo (24). Nel 1872 fu organizzato a Berlino l'incontro dell'imperatore d'Austria con quello tedesco e Alessandro II ottenne di parteciparvi (25). questo permise nello stesso anno di creare un'alleanza tra Russia e Germania che prevedeva l'invio di 200,000 soldati in aiuto di uno dei due contraenti in caso di attacco da parte di un'altra potenza europea. A questa alleanza si unì, nel 1873, l'Austria, e il patto prese il nome di Lega dei tre Imperatori. Ma questo patto registrò un primo disaccordo nel 1875, quando la Russia e la Gran Bretagna fecero pressioni per evitare una guerra preventiva della Germania contro la Francia, e si sfaldò definitivamente di fronte al problema dei Balcani (26).
  In questa regione nel 1875 si verificò un'insurrezione contro il dominio turco che, iniziata in Bosnia e Erzegovina, si estese rapidamente e portò nel 1876 a una brutale repressione turca di una sollevazione bulgara a cui seguirono massacri e combattimenti nel resto dei Balcani. Il nome del sentimento panslavista la Serbia e il Montenegro dichiararono guerra alla Turchia e 5000 volontari russi, tra cui 800 ex ufficiali, si è arruolato nell'esercito serbo comandato dal generale russo Michail Cernjaev. I turchi sconfissero i serbi e e la Russia, vinta l'ostilità internazionale a un suo intervento ed ottenuta un'intesa con l'Austria Ungheria, dichiarò guerra alla Turchia il 24 aprile 1877 (27). l'esercito russo avanzò facilmente nei territori europei dell'impero Ottomano e costrinse la Turchia, sotto la minaccia dell'occupazione di Costantinopoli, a firmare il trattato di Santo Stefano nel marzo 1878 (28). la Russia, impossibilitata dal continuare una guerra a causa del esaurirsi delle sue finanze, dal logoramento dell'esercito e dall'insorgere e i movimenti rivoluzionari fu costretta, finché le pressioni internazionali, a partecipare al Congresso di Berlino convocato per il giugno luglio 1878 (29). in quell'occasione le richieste russe furono drasticamente ridimensionate, mentre l'Austria e Ungheria ottennedi occupare la Bosnia-Erzegovina e la Gran Bretagna l'isola di Cipro (30).
  Un'altra delusione diplomatica fu il disconoscimento da parte del governo di Pechino del trattato di Livadia, che era stato fermato nel 1879 dall'inviato cinese in Russia, in Grande Manciù Ch'ung-hon, in seguito condannato a morte e graziato solo per l'intervento personale della regina Vittoria. Infatti, tale trattato risolveva, in modo eccessivamente vantaggioso per i russi, il contenzioso sul possesso della valle del fiume Ili.
  Nel 1881 il figlio di Tseng Kuo-fan, il marchese Tseng Chi-tse, negoziò il trattato di San Pietroburgo, che prevedeva il pagamento da parte cinese di un'indennità e in cambio il ritiro dei soldati russi dalla maggior parte della valle dell'Ili e, soprattutto, dai passi strategici. Questo permise, nel 1884, la trasformazione del Turkestan cinese nella nuova provincia del Hsin-chiang, “Nuovo dominio” (31).
  Lo zar Alessandro II, di fronte all'ostilità dei ceti colti, alle dimostrazioni studentesche e dagli scioperi e sotto la costante minaccia delle azioni della “Narodnaja Volja”, evidenziata dall'esplosione terroristica avvenuta nella sala da pranzo della Palazzo d'Inverno, decise di dare avvio ad una politica moderata. Nel gennaio 1881 dominò, quindi, il generale, conte Michail Loris-Melikov, dapprima responsabile di una speciale commissione amministrativa e di seguito Ministro degli Interni con il compito principale di attuare le riforme necessarie e allo stesso tempo reprimere il terrorismo. Altri ministri liberali e moderati sostituirono quelli reazionari. I progetti elaborati dalla commissione furono sottoposti al Consiglio di Stato, istituzione creata nel 1810 e composta di anziani statisti e autorevoli funzionari nominati dallo zar, ed approvati il 17 febbraio, prendendo il nome di “Costituzione di Loris-Melikov”. Tale “costituzione”, prevedeva la formazione di due commissioni,1'economica e l'altra finanziaria, provvisoria e preparatorie con il compito di esaminare le proposte sottoposte dal governo. Queste commissioni, coadiuvate da rappresentanti elettivi dei governi locali, avrebbero esaminato anche le questioni legislative (32).
  L'attuazione del progetto di Loris-Melikov fu bloccata dall'assassinio dello zar Alessandro II ad opera della Narodnaja Volja il 1 marzo 1881 (33).
  Il successore, Alessandro III, aveva 36 anni ed era incapace di governare in quanto, non essendo stato ritenuto l'erede al trono fino alla morte del fratello maggiore nel 1865, non era stato educato a tal fine (34).
  Nell'incertezza dei giorni seguenti l'assassinio dello zar, la Narodnaja Volja chiese, in una lettera pubblica, la convocazione da parte del nuovo autocrate di un'assemblea nazionale (33), mentre il Prefetto di Pietroburgo organizzava un'assemblea composta dai 228 cittadini più ricchi della capitale per collaborare al mantenimento dell'ordine pubblico: essa però non ottenne il consenso dello zar che la sciolse (36). già l'11 maggio 1881 lo zar, con un manifesto preparato il voluto dal ministro reazionario Pobedonoscev, aveva reso esplicito il suo programma antirivoluzionario e autocratico. La prima conseguenza della pubblicazione di questo manifesto furono le dimissioni dei ministri Loris-Melikov, A. A. Obaza, Dmitrij Miljutin e del Granduca Costantino (37). il nuovo governo, formato da Konstantin Pobedonoscev tutore di Alessandro e Procuratore Supremo del Santo Sinodo, era composto, tra gli altri, da Ignat'ev come Ministro degli Interni, Ivan Deljanov alla Pubblica Istruzione e il prudente ed esperto Nikolaj Girs agli Esteri (38).
  nel giugno 1881 fu stipulata una nuova alleanza, valida tre anni, tra i tre imperatori, russo, tedesco e austriaco, che contemplava la neutralità nel caso di una guerra tra una delle tre potenze con una quarta, esclusa la Turchia. Nell'agosto dello stesso anno Ignat'ev presentò un regolamento al comitato dei ministri e allo zar, che lo approvarono. Tale documento, conosciuto come “Regolamenti temporanei”, prevedeva una serie di norme per la sicurezza dello Stato e la difesa dell'ordine pubblico, che avrebbero concesso ai governatori di 10 province dell'impero, per i tre anni successivi, un potere assoluto. Questi governatori potevano dichiarare lo stato di difesa “rafforzato” o “eccezionale” nelle loro province. In stato di difesa “rafforzato” permetteva di multare, arrestare per un tempo massimo di tre mesi, consegnare ai tribunali militari o esiliare in altre zone dell'impero, perquisire, chiudere imprese e scuole, proibire riunioni private e pubbliche, compresi gli zemstvo da cui poteva allontanare le persone considerate “inaffidabili”. Ancora più severo era lo stato di difesa “eccezionale”, che prevedeva detenzione più lunghe e molte più onerose, oltre alla sospensione dei giornali e alla destituzione dei delegati degli zemstvo e il loro scioglimento (39). questi regolamenti, ampiamente utilizzati, vennero rinnovati allo scadere del loro termine (40).
  Nel 1889 fu creata la figura del Comandante Agricolo, zemskij nacal'nik, nominato dal Ministero degli Interni e dotato di ampi poteri di controllo sui burocrati locali e sulla vita dei contadini ritenuti incapaci di governarsi. Tale decisione fu presa al fine di sopperire alle continue lamentele sull'operato dei funzionari inetti o corrotti. La nomina del Comandante Agricolo doveva ricadere su membri della nobiltà locale, ai quali venivano attribuiti i poteri giuridici dei giudici di pace che sostituivano (41).
  Nel 1890 furono emanate controriforme riguardanti gli zemstvo, che furono estese nel 1892 anche alle città. Queste misure, decise dal Ministro degli Interni Tolstoj, in carica dal 1882, riducevano le sfere giurisdizionali degli zemstvo e delle amministrazioni municipali a vantaggio della burocrazia statale e rendevano i membri elettividei comitati degli zemstvo funzionari del governo, soggetti all'autorizzazione del governatore. Inoltre, i rappresentanti contadini per le assemblee distrettuali, non furono più eletti ma nominati dal governatore sulla base di una lista compilata in ogni riunione dei distretti rurali (volost') (42).
  Nel 1884 il trattato dei tre imperatori fu rinnovato per altri tre anni, ma l'abdicazione, nel 1886 e il sovrano bulgaro filo russo Alessandro di Battenberg e la sua sostituzione, nel 1887, filo-austriaco Ferdinando di Sassonia Coburgo, impedì un ulteriore accordo tra i tre stati. Nel giugno 1887 Bismark ottenne dalla Russia la firma del trattato segreto di controassicurazione, che prevedeva la neutralità delle due potenze nei casi di aggressione da parte della Germania contro la Francia e della Russia contro l'Austria. Tale accordo sarebbe scaduto nel giugno 1890, ma il congedo di Bismark, nel marzo 1890, ne impedì la continuazione (43).
   Le mutate relazioni tra Germania e Russia portarono a un primo vago accordo con la Francia, preludio della convenzione politico militare firmata nel gennaio 1894 con il compito di neutralizzare gli effetti della Triplice Alleanza tra Germania, Austria e Italia che si era costituita nel 1882. nel 1897 fu poi raggiunto un accordo con l'Austria per il problema dei Balcani (44).
  Nel 1894 lo Zar Alessandro III morì e gli successe il figlio Nicola II. Il governo fu mantenuto da Pobenoscev con, al Ministero degli Interni, inizialmente, Dmitrij Sipjagin ed in seguito Vjaceslav von Pleve che continuarono una rigorosa applicazione dei “Regolamenti temporanei”, con particolare attenzione alla stampa e all'istruzione. In questo periodo fu acuita la politica di uniformazione culturale dell'impero e le persecuzioni religiose, con conseguenti esili in regioni remote della Siberia o i confinamenti nel Caucaso, portarono all'emigrazione in Canada e negli USA di appartenenti a sette religiose, come ad esempio i Duchoborcy. Lo stato confiscò i beni della Chiesa Armena, nuove misure coercitive furono prese verso gli ebrei, mentre si tollerava l'esplosione di pogrom, il peggiore dei quali si verificò a Kisiniev nel 1903 (45). Nel 1898 anche la Finlandia, che aveva sempre goduto di una notevole autonomia, ampliata da Alessandro II intorno al 1860 (46), fu sottoposta ad un tentativo di russificazione attuato dal nuovo governatore generale, Nikolaj Bobrikov, nominato da Pleve, il quale, nel 1899, emise un manifesto che equiparava la Finlandia alle altre provincie russe dal punto di vista legislativo e militare. Le nuove leggi furono ignorate dalla popolazione finlandese e nel 1901 Bobrikov fu costretto a vietare la libertà di riunione, ottenendo, l'anno successivo, l'autorizzazione al licenziamento dei funzionari e dei giudici finlandese e la loro sostituzione con personale russo. Nel 1903 furono poi estesi alla Finlandia i “Regolamenti temporanei” del 1881. L'aumentata tensione tra il governo russo e l'opposizione finlandese portò quest'ultima ad assumere posizioni sempre più estremistiche con il conseguente assassinio di Bobrikov, nel giugno 1904, e la partecipazione alla rivoluzione del 1905 (47).
  Negli ultimi anni del secolo e agli inizi del '900 figura principale del governo russo fu Sergej Witte, Ministro delle Finanze dal 1892. Egli ottenne l'appoggio da parte del nuovo Zar Nicola II per la costruzione della Transiberiana decisa già nel 1886 da Alessandro III per ridurre i problemi logistici, militari e demografici della Siberia. Sfruttando il riuscito intervento delle tre potenze Russia, Germania e Francia, che avevano fatto rinunciare al Giappone nell'Aprile 1894 la penisola del Liaotung, strappata alla Cina col Trattato di Shimonoseki, egli organizzò, nel luglio 1895, con l'appoggio finanziario francese, la concessione di un prestito alla Cina di 400 milioni di franchi oro, equivalenti a 15.820.000 sterline o a 76.890.000 dollari, al tasso del 4% per pagare parte dell'indennità di 230 milioni di tael (o 30 milioni di sterline) dovuta al Giappone (48). Nel dicembre dello stesso anno, Witte convinse alcune banche francesi alla costituzione della Banca Russo Cinese che avrebbe dovuto promuovere lo sviluppo dei piani commerciali, industriali e ferroviari russi in Cina (49). Questi interventi servirono a Witte per poter richiedere alla Cina, nell'aprile 1896, l'autorizzazione alla costruzione di una ferrovia attraverso 950 miglia del territorio mancese per raggiungere Vladivostok. Dopo un iniziale rifiuto da parte del governo di Pechino, si raggiunse l'accordo detto di “Li-Lobanov”. Tale accordo segreto, firmato dal dignitario di cinese Li Hang-chang a Pietroburgo, prevedeva un'alleanza russo-cinese in funzione antigiapponese e il finanziamento attraverso la Banca Russo Cinese per la costruzione della ferrovia Cinese Orientale in Manciuria (50). La nuova linea ferroviaria sarebbe appartenuta nominalmente ad una compagnia privata cinese ma sarebbe servita per creare una sfera di influenza russa in Manciuria, imperniata sulla città di Harbin (51). Nel dicembre 1897 venne inviata una squadra navale russa a Port Arthur costringendo il governo cinese a concedere l'affitto per 25 anni della punta meridionale del Kwantung, l'uso di Port Arthur e del porto di Dairen (Talien in cinese e Dal'nij in russo), ed il diritto di collegarli con la ferrovia Cinese Orientale (52).
  La situazione sociale nelle provincie russe dell'impero stava peggiorando e gli scioperi che si susseguirono dal maggio 1897 al gennaio 1897 portarono alla decisione del Ministro degli Interni di utilizzare metodi extragiudiziari contro gli scioperanti, come l'esilio amministrativo o la deportazione ai villaggi di provenienza (53). Questo condusse all'assassinio, nell'aprile 1902, del ministro Sipjagin, che fu sostituito con V. K. Pleve, il quale esercitò il suo incarico di reprimere qualsiasi moto rivoluzionario con severità e inflessibilità. Nonostante il manifesto imperiale del 26 febbraio 1903 (54) promettesse riforme per i contadini, come l'abolizione della responsabilità fiscale collettiva e delle punizioni corporali, ed annunciasse la libertà religiosa, le proteste e le azioni terroristiche continuarono portando nel luglio 1904, durante la guerra con il Giappone, all'assassinio del ministro Pleve (55).

  4. Il nazionalismo russo si sviluppò a partire dalla rivoluzione polacca del 1863, soprattutto come reazione all'ostilità dimostrata dalle altre potenze europee nei confronti del governo (58). Solo nel marzo 1881 si fromò un'organizzazione ispirata a questi principi, chiamata “Schiera Santa” (Svjascennaja Druzina), che si proponeva di salvaguardare la vita dello Zar attraverso l'infiltrazione tra i rivoluzionari e la cospirazione contro di loro, ed era formata da aristocratici delle casate russe più illustri. Alla fine del 1883 fu soppressa dal ministro Tolstoj in quanto al suo interno si stava sviluppando la coscienza della necessità di concedere almeno qualche riforma. In quell'anno essa contava 700 soci organizzati in interdipendenze e cellule segrete e 14.000 membri della sua organizzazione ausiliaria, chiamata Guardia Volontaria (59).
  La prima organizzazione di ispirazione liberale fu l'Unione degli Zemstvo, formatasi dopo lo sviluppo di questo sistema amministrativo, che operò nel periodo 1879-1884 (60). Solo nel 1903, per iniziativa di Peter Struve e Pavel Miljukov, l'opposizione liberale al governo si organizzò nell'”Unione della Liberazione” che, essendo illegale, pubblicava il suo giornale “La Liberazione”, diretto da Struve, all'estero. Tale Unione, formalmente istituita nel 1904, permise la costituzione l'anno seguente del Partito Costituzionale Democratico (Konstitucionnodemokraticeskaja-partija) chiamato comunemente dei Cadetti, dalle iniziali K e D della denominazione russa e raccoglieva al suo interno liberali, monarchici costituzionalisti e repubblicani guidati da Miljukov (61). A questo partito, nel 1905, si appoggiò per un'azione comune il Partito Democratico Ucraino, organizzato dai liberali di quella regione (62).
  Precoce fu lo sviluppo in Russia di un'opposizione di “sinistra”. Fondamentale fu la diffusione del “realismo”, modificatosi in Russia con l'apporto di idee materialiste, utilitariste e positiviste nella corrente nichilista tra il gruppo dei raznocincy, ossia gli individui non appartenenti alla nobiltà ne alla classe contadina, per lo più figli dei pope o dei piccoli funzionari. La combinazione del nichilismo, che si contrapponeva al romanticismo della generazioni precedenti, con il populismo (in russo narodnicestvo, da narod, popolo) che aveva un programma politico, sociale ed economico permise la formazione di una “intelligencija” particolarmente sensibile ai problemi dello stato. Il nuovo atteggiamento dei populisti nei confronti dei contadini, muziki, li induceva a pensare che questi ultimi dovessero essere ricompensati del loro duro lavoro, fondamentale per il sostentamento delle altre classi sociali. Il desiderio anarchico di emancipazione individualista dei nichilisti fu così indirizzato al miglioramento delle condizioni di vita delle masse (63).
  Importanti urono anche gli insegnamenti di Herzen, Bakunin e Petr Lavrov, che predicavano le virtù della classe contadina, la lotta anarchica violenta e l'idealizzazione della comune contadina vista come fondamento di un nuovo, più giusto, ordine sociale. Divergenti erano, però, le posizioni di Bakunin, che credeva in una sollevazione spontanea di massa, e di Lavrov, che riteneva necessaria una graduale educazione delle masse prima della rivoluzione (64).
  Nel 1873 il governo imperiale, allarmato dalle nuove ideologie che si stavano sviluppando nell'Europa occidentale, ordinò ai giovani che studiavano in Svizzera il loro rientro nei confini della Russia. Questa imposizione fece scaturire l'idea, a circa 2.500 studenti, di recarsi nei villaggi contadini per compiere un'opera di educazione e sviluppo nelle campagne. I giovani si impiegarono come maestri rurali, scrivani, medici, veterinari, infermieri e bottegai, ma ricercati dai poliziotti e non avendo avuto l'appoggio dei muziki, furono rapidamente arrestati e condannati (65). Il fallimento di questo movimento, dovuto all'arretratezza dei contadini, che speravano ancora che lo Zar avrebbe migliorato le loro condizioni, indusse i rivoluzionari a modificare la propria strategia politica. Fu preferita un'opera terroristica che prevedeva l'eliminazione fisica e l'intimidazione degli uomini dell'apparato di governo. La prima organizzazione fu il Partito Rivoluzionario che, nel 1878, prese il nome di Zmlja i Volja, Terra e Libertà (66). Nel 1879 questa organizzazione si separò in due gruppi, il Cernyj Peredel, Sezione Nera, e la Narodnaja Volja, Volontà del Popolo. La prima, guidata da Georgij Plechanov e Pavel Aksel'rod, poneva particolare attenzione al gradualismo a all'opera di propaganda al fine di giungere alla spartizione di tutte le terre. La seconda, invece, preferì organizzare una campagna terroristica particolarmente violenta contro i membri del governo e colui che era considerato il principale nemico del popolo: lo Zar. Il compito dei membri della Narodnaja Volja era di mettere in dubbio la necessità dell'istituzione autocratica, vista come un ostacolo al progresso, e di far pesare direttamente ai governanti le reazioni dell'opinione pubblica ad ogni loro provvedimento. La Sezione Nera non riuscì ad affermarsi ed anche la Narodnaja Volja si ridusse rapidamente a causa degli arresti compiuti dalla polizia (67). Il 13 marzo 1881 i superstiti di questa ultima organizzazione riuscirono ad uccidere lo Zar Alessandro II (68), non ottenendo, però, i mutamenti sperati ma un inasprimento delle misure di polizia che causarono la dispersione di tutto il movimento dei Narodniki. Nel 1901, basandosi sulle posizioni del populismo e del radicalismo russo, i veterani della Zemlja i Volja e della Narodnaja Volja, influenzati dal marxismo, crearono il Partito Socialrivoluzionario, S.R., guidati da Viktor Cernov (69). All'interno di questo partito fu organizzata una “sezione di combattimento” che, utilizzando le tecniche della Narodnaja Volja, riuscì nel 1902 ad assassinare il Ministro degli Interni Sipjagin, nel 1904 il suo successore Pleve, agli inizi del 1905 il comandante della regione militare di Mosca, Granduca Sergio, parente stretto dello Zar (70) e altri 139 burocrati (71).
  Nella Russia zarista l'ideologia socialista si sovrappose alla diffusione dell'anarchismo populista. Nel 1872 veniva pubblicato in Russia il primo libro del Capitale di Marx e da quella data il marxismo si diffuse tra l'intelligencja (72). Nel 1883 anche Plechanov, da Ginevra, dove visse fino al 1917, fondò con altri esponenti della Sezione Nera, il gruppo Liberazione del Lavoro che sottolineava l'importanza della lotta di classe (73). Inoltre con la pubblicazione del suo articolo “Socialismo e lotta politica”, Plechanov iniziava un periodo di collaborazione con i socialisti, considerati un valido alleato contro la politica cospirativa e terroristica della Narodnaja Volja (74).
  Fondamentale per la costituzione di un partito d'ispirazione socialista in Russia furono i contatti con i movimenti europei, specialmente quello tedesco, considerato esemplare per il potere contrattuale che era riuscito ad ottenere. Gran parte della propaganda politica dei primi socialisti fu clandestina e permise la diffusione del pensiero dei socialisti e dei socialdemocratici europei e dei loro dibattiti sui sistemi di lotta e le teorie sulle probabili insurrezioni. Inoltre, gli opuscoli diffusi tra le classi lavoratrici davano notizie di rivolte e scioperi che si verificavano nel resto del mondo e che potevano essere prese ad esempio da un punto di vista organizzativo e rivendicativo. Nel marzo 1898 fu fondato il Partito Socialdemocratico, S.D., ad opera di 9 delegati di centri industriali, che però furono arrestati nei mesi successivi (75). Solamente con l'adozione delle teorie di Vladimir Il'ich Ulianov, detto Lenin, il partito Socialdemocratico russo riuscì ad allargare il consenso tra i lavoratori. Nel 1900 Lenin iniziò la pubblicazione del giornale Iskra, Scintilla, per divulgare il suo pensiero (76) e nel 1902 con l'opuscolo “Che fare?” delineò la fine della filosofia politica precedente e l'inizio di una nuova. Questa prevedeva che il principio della dittatura del proletariato fosse un elemento fondamentale del partito, i cui componenti avrebbero avuto il compito di creare i presupposti per la rivoluzione (77). Al secondo congresso del Partito Socialdemocratico Russo dei Lavoratori, P.S.D.R., tenutosi nel 1903 a Bruxelles e a Londra (78), Lenin ottenne l'approvazione delle proprie idee, creando una spaccatura al suo interno tra la maggioranza, bolsccevichi (da bol'se, “i più”) (79), e la minoranza, menscevichi, che preferiva la trasformazione del partito in una associazione più ampia e meno compatta (80). Nel 1905 gli iscritti al P.S.D.R. Erano circa 12.000, dei quali, alla fine del 1904, si erano definiti bolscevichi solo poco più di 300 (81).
  Nelle altre regioni non russe dell'impero vennero creati partiti e movimenti di ispirazione socialista. Nle 1893 venne fondato da Josef Pilsudski il Partito Socialista Polacco, P.S.P., che univa alle rivendicazioni sociali la lotta per l'indipendenza, e che nel 1894 fu affiancato dal Partito Socialdemocratico del Regno di Polonia, P.S.D.R.P., che era invece internazionalista. Nel 1897 si aggiunse a questi il Partito Democratico Nazionale che aveva posizioni meno radicali dei precedenti (82). Sempre in Polonia, lo stesso anno, fu creato il Bund, ossia un movimento operaio ebraico che basava la sua forza sulla presenza nel “territorio” di 600.000 proletari ebrei e che divenne il primo partito d'ispirazione marxista con un seguito di massa. Nel 1897, ad un congresso dei lavoratori russi, polacchi e lituani questa organizzazione non ottenne il riconoscimento come unico rappresentante dei lavoratori ebrei, e la dichiarazione, al congresso del Bund del 1901, secondo la quale gli ebrei dovevano essere considerati una nazione autonoma lo separò definitivamente dai socialdemocratici, tra i quali gli ebrei Martov e Trockij. Nonostante l'isolamento, il Bund, nel 1903, aveva 25.000 militanti che divennero 35.000 nel 1905.
  Nel 1900 venne fondato a Char'kov il Partito Rivoluzionario Ucraino che aveva quartier generale a Kiev e pubblicava materiale propagandistico edito nella Galizia austriaca. Questa formazione politica si disgregò nel 1902 e la sua ala destra entrò nel Partito Nazionale Ucraino, mentre una parte della sinistra si organizzò nel Partito Operaio Socialdemocratico Ucraino che rivendicava l'autonomia ed una assemblea legislativa per l'Ucraina e l'estrema sinistra confluiva nel Partito Socialdemocratico Russo (84).
  Nell'Agosto 1897 si tenne in Svizzera il primo congresso mondiale sionista, movimento sviluppatosi negli anni '80, che rivendicava un territorio per gli ebrei. I sionisti, tollerati dal governo russo, organizzarono diverse conferenze in Russia fino al giugno 1903. In quella data Pleve proibì le loro attività, incolpandoli di istigare gli attentati terroristici, sovvenzionando, attraverso i banchieri ebrei, l'opposizione al governo e le unità di autodifesa formate da sionisti e bundisti avendo lo scopo di proteggere gli ebrei dopo il sanguinoso massacro del pogrom di Kisinev nell'aprile 1903 (85).
  Tra le altre minoranze etniche dell'impero sono da ricordare i Georgiani, che nel 1901 organizzarono una sezione del P.S.D.R., comprendente le due fazioni, menscevichi e bolscevichi (86), e gli Armeni, che fondarono nel 1890 la Federazione Rivoluzionaria Armena, Dasnakcutjun, per ottenere l'indipendenza sia dall'impero russo che da quello ottomano. Quest'ultimo movimento, in risposta alla confisca delle proprietà della Chiesa Armena del 1903, iniziò a compiere atti di terrorismo che portarono alla destituzione del governatore generale, principe G. S. Golicyn, ed al tentativo di rappacificazione del vicerè, conte I. I. Voroncov-Daslov nel 1904 (87).

 Note al capitolo 2

Andrea Portunato - Tutti i diritti riservati

Indice   <- Precedente (1. Il Giappone dalla Restaurazione alla guerra - 1.3 agricoltura, industria e finanza. I lavoratori e i sindacati)   Seguente (2.2 L'istruzione e la religione) ->

Per richiedere maggiori informazioni   Home page


Creative Commons License
Due late-comers a confronto: la Guerra Russo-Giapponese del 1904-1905. by Andrea Portunato is licensed under a Creative Commons Attribuzione 2.5 Italia License.
pagina aggiornata il 30 ottobre 2008
scritto da Andrea Portunato