Due late-comers a confronto: la Guerra Russo-Giapponese del 1904-1905. 1. Il Giappone dalla Restaurazione alla guerra
1.1 Le trasformazioni istituzionali
1. Nel 1868, con il crollo dello shogunato, il nuovo governo imperiale si era trasferito a Edo, ribattezzata Tokyo e nel Novembre dello stesso anno l'Imperatore si stabilì nel castello che era stato dello Shogun (1). Il 6 Aprile 1868 il giovane Imperatore fece pubblicare il "Giuramento in cinque articoli", redatto da due samurai di Echizen e Tosa e riveduto da Kido (2), principale rappresentante di Choshu (3). In particolare nella premessa di tale documento l'Imperatore indicava come proprio fine di promulgare una Costituzione e col primo articolo la volontà di adottare un governo collegiale (4). Oltre a queste concessioni agli ambiziosi samurai degli Han, importanti erano il richiamo all'unità del popolo ed alla sua importanza (2° articolo) e la concessione delle libertà di intraprendere attività diverse da quelle da quelle tradizionali o ereditarie (3° articolo). In questo Giuramento risulta evidente l'accettazione di mutamenti al fine di modernizzare il Giappone attraverso l'introduzione delle conoscenze occidentali, sconfessando il moto "fuori i barbari" (5), inoltre questi articoli davano l'avvio ad una serie di provvedimenti imposti dall'alto che formano il nucleo centrale della "riforma Meiji" (6). La prima forma di governo, ossia i Tre Uffici, Sanshoku (7), fu istituita il 3 Gennaio 1868 e modificata nel 1869 con una nuova struttura che rimase intatta per 16 anni (8). Il consiglio di Stato, Dajokan, divenne il supremo organismo di governo e fu guidato inizialmente da Sanjo Sanetomi, un nobile di corte che aveva partecipato attivamente alla lotta anti Bakufu ed al primo governo (9). Il Consiglio venne diviso nel dipartimento delle deliberazioni, costituito da due camere con funzioni legislative, nel dipartimento dell'amministrazione con funzioni esecutive, ed i sei dipartimenti amministrativi (10). tali dipartimenti si occupavano di: Affari civili o Affari interni dal 1873, Finanze, Affari militari poi diviso nel 1872 in Esercito e Marina, Giustizia, Casa Imperiale e Affari esteri (11). L'organo legislativo dovette essere riorganizzato nella primavera 1869 e una revisione di governo, annunciata il 15 Agosto, vide il mantenimento di un rinnovato Consiglio di Stato, mentre i sei Dipartimenti vennero definiti Ministeri e posti alle sue dirette dipendenze (12). nel Dicembre 1870 fu istituito il Ministero dell'Industria, di cui, nel 1871, Ito divenne Vice-ministro e dal 1873 al 1878 Ministro. Inoltre, nel 1869, venne unita al Consiglio di Stato un'Assemblea legislativa e fu creato un Ufficio dei Culti, Jingikan, e venne ripristinato l'antico sistema dei ranghi di corte per i funzionari. Infine, il 13 Settembre 1871, il Consiglio di Stato fu diviso in tre Camere: Camera di sinistra, Sain, con funzioni legislative, camera di destra, Uin, che doveva sovraintendere ai Ministeri ed una camera centrale, Seiin, che deteneva l'effettivo potere, sia legislativo che di controllo e comprendeva l'Ufficio del Culto Shinto, trasformato in Ministero (13). Nonostante questi cambiamenti il potere effettivo veniva esercitato da samurai che apparivano ufficialmente come consiglieri, Sangi. In particolar modo, tali cariche furono monopolizzate da un gruppo di samurai di Satsuma, Choshu, Tosa e Hizen, mentre le cariche onorifiche del governo vennero mantenute da nobili di corte o Daimyo importanti. Il primo dei samurai ad assumere una carica importante fu Okubo Toshimichi, politico di Satsuma, che divenne Ministro delle Finanze del 1871 (14). Il sistema di governo giapponese ebbe, quindi, un'evoluzione continua dalla fine dell'era Tokugawa (1867) ma, sin dall'inizio, il potere rimase nelle mani di una cerchia ristretta di ex samurai e neppure la concessione della Costituzione nel 1889 e le prime elezioni del 1890 riuscirono a scalfirne il monopolio. Infatti, tutta una serie di successi ne facevano le persone più autorevoli per governare successi sia dal punto di vista politico, come il riordino delle finanze e le riforme del 1873-1877, sia da un punto di vista militare la sconfitta del ribelle Saigo nel 1877 e la vittoria sulla Cina nel 1894-95. Il loro potere si basava sulla legittimazione, prevista anche dalla Costituzione, garantita dall'istituzione imperiale, su un apparato repressivo efficiente, sulla benevolenza della classi "superiori" con le quali avevano un fitto intreccio di relazioni, anche personali, e sulla relativa soddisfazione delle masse popolari. Anche il primo Gabinetto formato dopo le prime elezioni democratiche del 1890 confermava il potere della vecchia oligarchia: da Choshu provenivano Ito, Primo Ministro, Inoue, Ministro degli Esteri, Yamagata, Ministro degli Interni, Yamada Akiyoshi, Ministro della Giustizia; da Satsuma, Matsukata, Ministro delle Finanze, Dyama Iwao Ministro dell'Esercito, Saigo Tsugu Michi, Ministro della Marina, Mori, Ministro dell'Educazione. In posizioni marginali erano il Generale Tankanjo, conservatore di Tosa, Ministro dell'Agricoltura e Commercio ed Enomoto Takeaki, Ministro delle Comunicazioni (15). Fino alle elezioni del 1890 l'unica forma di partecipazione popolare al governo era stata l'Assemblea Consultiva costituita da samurai dei vari Han, riunita nel 1868 (16) aggiornata nell'Ottobre 1870 e mai più convocata perché, a causa della mancanza di esperienza sul funzionamento di organismi rappresentativi fallì nei propri intenti (17). La trasformazione della società feudale fu istituzionalizzata nel 1869, dopo che i daimyo riconsegnarono i feudi all'Imperatore: la corte ed i nobili feudali divennero membri di un'unica Alta Nobiltà, Kazoku, ed i loro vassalli divennero la Piccola Nobiltà, Shizoku. I ranghi minori furono riuniti nella categoria dei Sotsu, abolita nel 1872, e confluirono poi nella classe che raggruppava quasi tutta la popolazione, gli Heimin (18). Dal 1871 ne fecero parte anche gli Eta ed gli altri gruppi di paria, che rappresentavano l'1% della popolazione, ottenendo, così, uguaglianza giuridica. Col tempo le differenze tra Shizoku ed il resto della popolazione si attenuarono ed anche questa classe fu abolita (19). Nel Luglio 1884 fu poi istituito un nuovo registro della nobiltà suddivisa in cinque gradi: Principe, Marchese, Conte, Visconte e Barone (20), designati con i titoli dell'antica Cina dei Chou. Il nuovo rango dei daimyo fu determinato dall'estensione degli Han che avevano posseduto e dalla partecipazione alla Restaurazione (21). Questa nuova nobiltà avrebbe formato, successivamente, la Camera Alta, prevista dalla Costituzione (22). L'incompatibilità tra le divisioni feudali del Giappone e la nuova realtà politica fu superata grazie all'abile opera di mediazione di Kido, che, dopo una prima delusione per una rapida soluzione propugnata nel 1868, riuscì a convincere, l'anno seguente, i samurai degli altri tre Han più importanti a perorare una soluzione di compromesso verso i loro signori. Si giunse così alla presentazione congiunta del memoriale del Marzo 1869 da parte dei quattro han principali, Choshu, Satsuma, Tosa e Hizen; con tale atto i Daimyo ponevano a disposizione dell'imperatore i loro territori ed i loro sudditi. In seguito aderirono al documento anche gli altri Daimyo e fu raggiunto un compromesso che prevedeva la nomina dei daimyo alla carica di governatore dei loro han col diritto di scegliersi i propri subordinati (23). Solo nell'Agosto 1871, con l'accordo di Kido, Okubo e Itagaki, rappresentanti degli han e degli eserciti di Choshu, Satsuma e di Tosa, l'Imperatore poté annunciare l'abolizione dei feudi e delle giurisdizioni locali. I daimyo sarebbero da quel momento esentati dalle loro cariche e avrebbero ricevuto come indennità un decimo del reddito del loro feudo come rendita privata (24). Con l'abolizione dei feudi, il primo problema da risolvere fu l'uniformazione dei 265 Han, quasi indipendenti, che nel 1871 furono sostituiti da 302 Prefetture, Ken, e 3 città, Fu, con governo locale (Tokyo, Kyoto e Osaka) (25). Un primo passo per l'unificazione era già stato compiuto nel 1869 con l'abolizione di tutte le barriere doganali interne (26). All'inizio del 1872 il numero delle prefetture fu poi ridotto a 72, nel 1889 il numero scese ulteriormente a 42, oltre alle 3 Fu urbane e ad Hokkaido e le isole Ryukyu (27). Il governo, con l'eliminazione degli Han, ridusse lo stipendio dei samurai dal 50% ed in percentuale maggiore ai nobili di alto grado che furono, però esentati dal pagare i propri dipendenti. In quegli anni la classe dei samurai costituiva il 5,6 % della popolazione, circa 1.900.000 persone. Cosicché, dopo il 1871 il valore totale degli stipendi dei samurai pagati dal governo costituiva all'incirca 1/3 di quello di 3 anni prima (28). L'abolizione dei feudi e la riduzione delle rendite indusse alcuni daimyo a dedicarsi al commercio o all'industria. Una parte di loro acquistò, invece, vaste estensioni di terra demaniale vendute dal governo a prezzi molto bassi, diventando nuovamente proprietari terrieri (29). Il governo prese diverse misure per inserire gli ex samurai nella nuova economia, dopo che nel 1876 aveva deciso di commutarne gli stipendi in titoli di stato. Nel 1880 gli ex samurai possedevano la metà dei titoli depositati nelle banche (30). Fallimentari furono i tentativi di inserimento di samurai nelle attività agricole, o come manager di imprese; infatti centinaia di imprese finanziarie costituite da ex samurai fallirono nel decennio successivo al 1867 (31). Più consone si rivelarono occupazioni quali: agenti di polizia, ufficiali nell'esercito imperiale, insegnanti, avvocati, pubblicisti (32). Molti samurai, persi tutti i titoli posseduti, scesero ai gradini più bassi della scala sociale diventando conduttori di risciò o addirittura ladri comuni (29). Quei samurai che, invece, possedevano feudi nell'epoca Tokugawa probabilmente riuscirono, in alcuni casi, a mantenerne la proprietà diventando parte della nascente élite agraria (34). La prima codificazione riguardante la burocrazia risale al Novembre 1875 con norme sui titoli, funzioni ed autorità dei suoi membri (35). La responsabilità di polizia, specialmente per l'applicazione di leggi contro le associazioni politiche, venne attribuita al Governatore Prefettizio. Dal Novembre 1873 l'organizzazione burocratica statale fu sottoposta al Ministro degli Interni, anche se solo la forte guida Okubo permise il superamento della tradizione di autonomia delle provincie di origine feudale (36). Nel 1876 il Ministero decise le nomine prefettizie e fu istituito un sistema di ricompense e punizioni. La maggior parte dei funzionari furono ex samurai o cittadini che avevano acquisito una cultura all'estero. Nel 1880 furono emanate norme scritte sulla condotta degli affari nei ministeri, e definiti poteri e e doveri dei Ministri e dei subordinati (38). Al fine di abolire gli abusi frequenti, soprattutto nei ranghi inferiori, che comportavano un aggravio di spese del 60% per gli stipendi governativi, Ito fece una circolare ai capi di dipartimento, nel Dicembre 1885, e due mesi più tardi furono emanate le norme che colmavano le lacune del controllo da parte del governo (39). Le nuove norme prevedevano un sistema di esami per decidere nomine ed avanzamenti, limitavano i bilanci ministeriali, stabilivano il numero dei posti e precisavano accuratamente i metodi di gestione degli archivi e dei conti (ordini di pagamento, libri mastri, numerazioni) (40). La gerarchia politica partiva dalla Dieta e scendeva attraverso i membri delle Assemblee di prefettura fino ai notabili di contea o villaggio. Le nomine erano fatte dall'alto aumentando così il grado di sottomissione e responsabilità (41). Il villaggio costituiva il livello amministrativo più basso nella gerarchia burocratica. I sindaci c'erano nominati dal governatore di prefettura e, di solito, che erano scelti tra le persone influenti della comunità. Vi era, anche, un consiglio di villaggio elettivo che decideva in merito alle questioni di importanza locale e dava espressione all'opinione della comunità (42). L'importanza dei sindaci nelle loro comunità che era notevole e permetteva di procurare i voti per il candidato alla dieta da loro scelto. La percentuale di voti raccolti nelle campagne e era maggiore di quella delle città e del candidato cercava di contraccambiare facendo ottenere benefici quali strade, ponti, scuole, esenzioni fiscali per la zona. Ricevimenti, donativi e denaro erano usati per ottenere l'appoggio dei membri delle assemblee di prefettura e dei notabili; a questo fine venivano usati finanziamenti provenienti da ricchi personaggi ho da gruppi industriali (43). A cominciare dal 1885 con l'istituzione del sistema di Gabinetto (Naikaku) che sostituì il Consiglio di Stato (Daiokan), e con la riforma del sistema militare le due fazioni dei vecchi feudi di Choshu e Satsuma monopolizzarono più alte cariche governative e militari (67). La preminenza delle due fazioni era inoltre confermata dalle figure al vertice: Ito, Yamagata e Inoue che provenivano da Choshu e Kuroda, Matsukata e Saigo Tsugimichi da Satsuma. La riforma del sistema di governo, voluta da Ito, doveva servire sia da dettare l'efficienza, stabilendo chiaramente le responsabilità, sia a dare al primo ministro un potere di controllo totale sul governo (68). Nel 1888 fu poi creato e il Consiglio Privato, Sumitsu-in, massimo organo consultivo dello Stato, soprattutto in merito all'interpretazione o alla revisione della Costituzione (69). Nel marzo 1884 Ito aveva assunto la carica di Ministro della Casa Imperiale e di Presidente della Commissione per l'elaborazione della Costituzione (70). Dal 1886 Ito diede inizio segretamente ai lavori sulla Costituzione che, nel marzo 1888, fu presentata alla Consiglio Privato e promulgata dall'imperatore l'11 febbraio 1889, del giorno anniversario della fondazione dello Stato Giapponese (fatta risalire secondo la tradizione al 660 A.C.) (71). La base filosofica della costituzione riprendeva il concetto del giurista tedesco Lorenz Von Stein di una “monarchia sociale”, arbitro fra le parti sociali, posta al di sopra delle lotte di classe e mirante alla armonia. Nel pensiero di Ito e degli altri oligarchi, però, le idee democratiche estremiste avrebbero indebolito l'accuratezza e l'efficienza del popolo giapponese e dello Stato; all'imperatore furono perciò riservati poteri, delle gabbie dei suoi consiglieri, di dichiarare guerra, di concludere trattati e di comando delle forze armate (72). Inoltre, l'imperatore poteva aggiornare e prorogare le edizioni della Dieta, e da emanare ordinanze che avrebbero avuto valore di leggi fino al pronunciamento della Dieta su di esse. A alcune voci di spesa che erano sottratte al controllo della Dieta che, se questa non avesse approvato il bilancio, il governo era autorizzato a mantenere quello dell'anno precedente. La Camera dei Pari, formata da mobili d'alto fango, da rappresentanti eletti dai ranghi inferiori e da membri di nomina imperiale, aveva inoltre, poteri uguali alla Dieta (73). La Costituzione Imperiale del 1889 creava una Dieta Imperiale e eletto a suffragio ristretto, che permetteva un limitato controllo delle decisioni politiche, lasciava il governo alle forze armate sotto il diretto controllo del imperatore (Tenno), che rimaneva comandante supremo (75). su circa 50 milioni di abitanti solo 460,000 circa ottennero il diritto di voto; e cioè i maschi adulti che pagava un'imposta di almeno 15 yen (76). 2. Il processo di riforma giuridica, al fine di dare un aspetto più moderno al Giappone di fronte agli stranieri, che era iniziato nel 1873, con l'incarico di consigliere del Ministero della Giustizia (101) dato all'avvocato francese Gustave Boissonade de Fontarabie (102). Il compito di quest'ultimo fu di preparare una bozza del codice penale su elementi del codice feudale giapponese e di quello napoleonico del 1810. il progetto, ha terminato nel 1877, e entrò in vigore nel 1882 dopo un'attenta revisione attuata dei politici (103). Boissonade preparò anche un progetto di codice civile che fu respinto nel 1878 perché “troppo francese” (104). Solamente nel 1891 nuovo progetto preparato da una serie di commissioni, dopo 12 anni di lavori, fu approvato al governo, ma criticato nella Dieta da coloro che preferivano come modello con l'inglese e quindi ne fu rinviata l'entrata in vigore fino al 1898-99 (105). Stessa sorte subì il nuovo codice commerciale progettato da Hermann Roessler che, dopo essere stato sottoposto ad una revisione, fu promulgato nel 1898-99 con una formulazione più marcatamente tedesca (109). Nei nuovi codici venne accolta la concezione occidentale della proprietà individuale, mentre si mantenne ad uso dei censimenti, il riconoscimento della ”casa” formata da un patriarca e dai discendenti e collaterali che non l'avevano abbandonata (107). Nell'intento teso a modernizzare e occidentalizzare la società giapponese, nel 1876 fu abolita la tortura, e le procedure e le strutture dei tribunali vennero conformate a quelle occidentali (108). Nel 1869 fu proibito l'aborto ed il bagno promiscuo; nel 1872 la pornografia, la nudità degli operai a Tokio e il tatuaggio, nel 1873 furono sciolti i vincoli che legavano le geishe e le prostitute. Queste ultime disposizioni, che andavano contro le consuetudini popolari, furono però inefficaci e rapidamente abbandonate (109). Note al capitolo 1
![]() Due late-comers a confronto: la Guerra Russo-Giapponese del 1904-1905. by Andrea Portunato is licensed under a Creative Commons Attribuzione 2.5 Italia License. pagina aggiornata il 30 ottobre 2008 | ||
scritto da Andrea Portunato |